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Ruolo e implicazioni della politica annonaria a Lucca in età moderna  625



             l’esistenza di circuiti di vendita clandestina di «sale d’ogni sorte», i ripe-
             tuti episodi di commercio illegale di cereali e le transazioni illecite di
             «altri simili vittuali» costituiscono, a tal proposito, un esempio paradig-
             matico.
                Se i membri del clero lucchese, soprattutto per quanto riguarda la
             compravendita di pane e sale, giocarono un ruolo di primo piano all’in-
             terno dei meccanismi di aggiramento del sistema normativo imposto
             dal governo in ambito annonario (con tutti i problemi di natura giuri-
             sdizionale che inevitabilmente ne derivarono), va comunque evidenziato
             che il contrabbando e gli illeciti commerciali in materia alimentare –
             come ha dimostrato l’emblematico problema della gestione illegale di
             molte cantine – erano ampiamente diffusi all’interno della Repubblica,
             coinvolgendo vari settori della popolazione locale e dello stesso ceto ari-
             stocratico.
                Ciò avvenne con una tale frequenza che gli interventi di vigilanza e
             repressione predisposti dalle istituzioni annonarie non poterono quasi
             mai essere realizzati, a livello pratico, se non in maniera elastica e cali-
             brata, ossia secondo una negoziazione continua tra quanto stabilito in
             ambito normativo e ciò che effettivamente accadeva nella realtà quoti-
             diana. Era cioè il contesto dell’illecito a determinare le azioni da intra-
             prendere  nei  confronti  dei  trasgressori  e  delle  loro  infrazioni,  in
             maniera flessibile e snella; un atteggiamento, questo, riconducibile alla
             duttilità della «misura di polizia», i cui metodi di intervento – secondo
             gli storici del diritto – avevano la funzione di ridurre la distanza esi-
             stente tra l’ordine giuridico di riferimento, da una parte, e le pratiche
                                                93
             della socialità quotidiana, dall’altra .
                È per questo che i principî politici su cui si fondava l’annona luc-
             chese arrivarono a un tale grado di radicamento sociale che – al di là
             dei vari problemi relativi alla loro attuazione in sede locale, alla persi-
             stenza dei canali commerciali clandestini e al continuo rigenerarsi della
             concorrenza illecita – riuscirono a garantire stabilmente il consenso
             dei governati nei confronti dei governanti: «tant que les nobles se con-
             duiront ainsi, l’autorité ne leur sera point contestée», evidenziò a fine
             Settecento il sempre icastico Giuseppe Gorani, le cui critiche verso il




                93  «Qu’est-ce que la mesure de la police?»: cfr. P. Napoli,  Naissance de la police
             moderne cit., pp. 297-301. Su tali aspetti, in relazione allo studio dei sistemi annonari
             in Età Moderna, si vedano anche R.P. Corritore, Un problema negletto. Per un riesame
             della questione annonaria nelle città di antico regime, «Storia urbana», n. 134 (2012), pp.
             5-9, e F. Costantini, «In tutto differente dalle altre città» cit., pp. 19, 110-117. Sul rapporto
             tra norme giuridiche e pratiche quotidiane, e sul ruolo delle azioni (e delle relazioni
             sociali) come produttrici di norme, si veda S. Cerutti, Normes et pratiques, ou de la légi-
             timité de leur opposition, in B. Lepetit (a cura di), Les formes de l’expérience. Une autre
             histoire sociale, Albin Michel, Paris, 1995, pp. 127-137.


             n.41                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
                                                      ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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