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628 Alessandra Mita Ferraro
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militare, e civile» . Pertanto, la radicale trasformazione delle antiche
istituzioni lasciò progressivamente il posto a un nuovo organismo sta-
tale, la cui amministrazione superiore assunse l’effettiva direzione della
vita interna dello Stato che si venne uniformando e subordinando al
governo centrale. È all’interno di un simile processo che si colloca, nel
dibattito innervato dalle tesi di North sulle relazioni fra aspetti istitu-
zionali ed economici, un episodio poco noto di storia comasca che
attraverso i suoi protagonisti ripropone uno spaccato di antico regime
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alla fine del secolo XVIII . La vicenda è interessante perché consente
di vedere l’azione del governo centrale nel suo legame con le province
e nella sua tenuta sui corpi minori, che cercarono, fino all’arrivo dei
Francesi, di recuperare quello spazio di potere eroso dal progetto poli-
tico di Giuseppe II, orientato al centralismo e all’uniformità dello Stato
e che sembrava ormai superato dagli indirizzi di governo del nuovo
imperatore Leopoldo II. Inoltre, l’episodio coinvolge alcuni protagonisti
del progetto economico politico asburgico: il plenipotenziario Johann
Wilczeck, il consigliere economico Cesare Beccaria, il corpo decurio-
nale, le istituzioni religiose e i lavoratori del comparto serico.
Cinquecento di loro fra il 26 e il 28 luglio 1790, pur favoriti da prov-
vedimenti di sussidi assunti per contrastare la fame e, secondo alcuni
autori (Carlo Alberto Vianello e Dante Severin), animati dalle idee che
provenivano dalla Francia, organizzarono una rivolta che per almeno
tre giorni generò «terrore e spavento» e mise a dura prova il Consiglio
cittadino, le autorità religiose e il Governo milanese.
I prodromi della crisi (1787)
Studi ormai classici sull’economia manifatturiera comasca
mostrano che Vienna, già dall’inizio del secolo XVIII, aveva deciso di
impegnarsi a sostegno delle decadute attività lombarde. Fra le nume-
rose scelte economiche, l’eliminazione delle barriere doganali e il divieto
governativo di introdurre stoffe straniere nell’Impero negli anni Ottanta
del secolo XVIII favorirono particolarmente Como, dove l’attività mani-
fatturiera fu sempre l’unica possibile fonte di sviluppo per una città
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priva di retroterra agricolo . Nonostante le legittime e inevitabili oppo-
1 G. Rovelli, Storia di Como, Ostinelli, Como, 1796, rist. anast., Libreria Meroni,
Como, 1992, 5 voll., parte III, t. III, p. 136.
2 D.C. North, Istituzioni, cambiamento istituzionale, evoluzione dell’economia, Il
Mulino, Bologna, 1994.
3 G. Galli, L’evoluzione mancata dell’agricoltura, in S. Zaninelli (a cura di), Da un
sistema agricolo a un sistema industriale: il comasco dal Settecento al Novecento. I. Il dif-
ficile equilibrio agricolo-manifatturiero (1750-1814), Camera di Commercio, Industria e
Agricoltura di Como, Como, 1987, pp. 17-129.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)