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632 Alessandra Mita Ferraro
dava principalmente le «scostumatezze» 15 dei tessitori: Pretore e
Intendente furono informati di numerose denunce dei capi-fabbrica
contro gli operai rei di pretendere, anche con minacce, sovvenzioni
indebite di denaro e di abbandonare le botteghe dopo aver contratto
debiti con il capo fabbrica. E ancora, i tessitori, non paghi del riposo
domenicale, oziavano, spesso per smaltire l’ubriacatura anche il
lunedì. Con esplicito riferimento alla Lettera del commercio comasco
(datata 18 febbraio 1787) del conte Giovio, interpellato per le sue
conoscenze «delle cose vecchie del suo paese», l’Intendente confer-
mava il malcostume dei tessitori che spesso vagavano ubriachi per
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la città e i suoi sobborghi .
Premi, bonifiche, sovvenzioni. Le proposte di Cesare Beccaria e
dell’Intendente politico
L’ozio e i bagordi dei tessitori erano reali ma, per evitare l’emigrazione
della manodopera specializzata che già in passato era avvenuta, il pro-
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blema poteva essere risolto non come un «affare di polizia» ma sul piano
economico. L’Intendente sosteneva che provvedimenti punitivi avrebbero
determinato solo una ripresa del fenomeno migratorio. Per risollevare
l’industria e promuovere, come intendeva il governo asburgico, l’educa-
zione popolare, Pellegrini suggeriva l’introduzione di alcuni premi per
quanti in un anno fabbricassero una quantità stabilita di drappi.
Evidentemente, però, il problema della disciplina non interessava solo
Como. In marzo fu il governo a inviare agli Intendenti politici di Milano,
Mantova, Cremona e Como tredici quesiti sullo stato «relativo alla disci-
plina degli operai delle manifatture di seta», per approdare a un piano
disciplinare adeguato. Furono inoltrate alcune note supplementari,
15 La richiesta del regio Consiglio è datata 5 febbraio. Asco, Asc, Carte Sciolte, c. 2,
fascc. 40-41; ivi, c. 365, fasc. 29 e c. 365, fasc. 28, c. 3; Asmi, Dispacci reali, c. 267.
16 Pellegrini, che pure non era estraneo alle vicende comasche, era stato nominato
Intendente solo tre mesi prima. Ciò spiega il ricorso a Giovio, che negli anni Ottanta era
unanimemente considerato un competente decurione e un letterato di fama. Rendiconti
di questo tipo non erano nuovi nell’amministrazione austriaca: nel 1769 in occasione del
passaggio a Como dell’imperatore Giuseppe II, fu redatta una descrizione dello stato delle
manifatture di Como e delle altre province. G. Rovelli, Storia cit., pp. 116-117, 124-126.
17 Per rimanere solo ai quattro anni presi qui in esame, scorrendo le consulte di Bec-
caria l’argomento «Emigrazione dei tessitori» ritorna più volte. Nel luglio 1789, è il Con-
sole di Londra a informare l’Intendenza di Como dell’arrivo di alcuni tessitori, uno dei
quali era Parravicini che aveva pessima fama («è sempre stato un pessimo tessitore con
molto vizi»). Alcuni erano emigrati in India. Il danno, scrive Pellegrini a Beccaria, «è fatto
e le sete del Bengala sono ora uguali a quelle comasche». C. Beccaria, Opere cit., XI, 27
luglio 1789, p. 506.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)