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Il tumulto dei tessitori a Como nel 1790 637
1788 e 1789 alleviarono le condizioni degli operai e resero meno
urgenti gli interventi governativi. La buona ripresa delle attività fra
maggio e luglio del 1789 permise di registrare un aumento dei telai
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attivi, che passarono da 950 a 1150 , ma, come era prevedibile, il
rilancio delle commesse non sanò i difetti ormai endemici del setificio
comasco: una manodopera indisciplinata, una produzione qualitati-
vamente modesta e un mercato instabile. Si ritornò a parlare, come
già due anni prima, della necessità di un regolamento per frenare le
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intemperanze degli operai .
1789-1790 l’acuirsi della crisi e delle tensioni
Tre anni di vita passati a Como a contatto diretto con la realtà pro-
duttiva permisero all’Intendente di maturare la comprensione delle
vere cause della crisi ormai diffusa della manifattura serica: egli le
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espose in una lunga relazione inviata al governo nell’agosto del 1789 .
La nuova consapevolezza e la novità rispetto alle posizioni, anche da
lui in precedenza sostenute, consistevano nella constatazione del fatto
che lo scadimento della qualità dei prodotti del setificio comasco, cui
era attento il governo, derivava in gran parte dalla fraudolenza degli
colto della seta era prossimo e il consigliere suggeriva di impiegare in quell’attività i disoc-
cupati, abbandonando gli altri progetti e favorendo l’autonomia dei singoli, lasciando
«che ogni uomo pensi colle proprie fatiche a procacciarsi il sostentamento». A Pellegrini
chiese chiarimenti sull’uso che si era fatto dei sussidi e di mantenerlo informato sul pro-
cedere dei lavori. Nonostante il volere del Marchese, la bonifica fu interrotta solo in mag-
gio quando, cessati i sussidi ai tessitori, i lavori proseguirono esclusivamente per appalto.
C. Beccaria, Opere cit., X, 13 maggio, 1788, p. 288. La nota completa delle spese fu pre-
sentata solo nel gennaio del 1789 e, tra acquisto di lino e seta greggia, raggiunse com-
plessivamente 360.688 lire a carico del Governo e 19.434 a carico della Cassa
provinciale. Asmi, Commercio, p. a., c. 237.
37 Asco, Prefettura, c. 411, fasc. 43 già in quello che resta lo studio di riferimento M.
Gianoncelli, La Camera di commercio di Como. Evoluzione storica e attività camerale, Camera
di commercio di Como, Como, 1963, p. 56 e n.; C. Capra, La Lombardia cit., p. 426.
38 Definire un piano equilibrato capace di armonizzare mezzi persuasivi e repres-
sivi, allargato anche ai negozianti di seta e ai capi fabbrica, responsabili, non meno
dei tessitori, dei disordini, era molto difficile, tanto più perché l’Intendente non poteva
far affidamento sulla polizia né d’altra parte voleva ricorrere incondizionatamente
solo alla forza. Restava, comunque, la disciplina vigente che prevedeva, in caso di
reiterata ammonizione, il carcere e la berlina, secondo le disposizioni penali dell’editto
del 1764 in cui l’operaio inoperoso era assimilato al vagabondo. Asco, Prefettura, c,
366, fasc. 50.
39 La relazione di Pellegrini del 9 agosto 1789 in Asmi, Commercio, p.a., c. 6, già in
A. Cova, L’alternativa cit., pp. 196-197, ma si veda anche C.A. Vianello, Lo sviluppo del-
l’industria serica comasca da Maria Teresa a Napoleone, «Periodico della Società Storica
Comense», n.s., V (1945), pp. 124-151.
n.41 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)