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640 Alessandra Mita Ferraro
l’intero episodio illustrava le difficili relazioni fra i due funzionari cui
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velatamente accennava il Plenipotenziario . Immediata e risentita fu
la risposta di Pellegrini che, avendo premesso di ignorare «cosa abbia
rappresentato in voce il Perito», affermava che certamente aveva esa-
gerato nell’immaginare «sollevazioni e spirito di resistenza» nei tessi-
tori. I presunti «ammutinamenti» erano in realtà civili rimostranze
giustificate dalle voci che erano circolate in città, secondo le quali molti
mercanti fabbricatori avrebbero ridotto i loro compensi del dieci per
cento. Erano bastate le sue rassicurazioni sulla loro infondatezza, con-
tinuava Pellegrini, a riportare la situazione alla normalità. Nondimeno,
specificava, egli stesso aveva intimato ai tessitori di evitare in futuro
simili manifestazioni e assembramenti inviando in caso di necessità,
come sempre in passato, una delegazione a esporre le loro richieste
all’Intendente. Pertanto la mancanza di eccezionalità della vicenda e
non la sua negligenza giustificava, come concludeva l’Intendente, la
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mancata comunicazione al Consiglio di governo a Milano .
Difficile è dire come fossero andate veramente le cose. Certo la crisi
economica attanagliò l’intera popolazione del Lario e non solo i tessitori
nell’inverno del 1790. Conferma della grave situazione è la decisione
del Vescovo Giuseppe Bertieri, comunicata ai parroci della diocesi il 10
febbraio 1790, di «concedere in opportune maniere» deroghe ai precetti
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quaresimali a causa della «scarsezza de’ viveri» . D’altra parte anche il
clero era stato da qualche anno sensibilizzato a promuovere presso i
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parrocchiani la filatura .
45 A Milano erano note le perplessità espresse dall’Intendente, che giudicava Valentini
inadatto all’incarico per il suo passato di mercante fabbricatore. L’attrito fra i due era
confermato dalla scelta del perito di recarsi direttamente a Milano.
46 Asmi, Commercio, p.a., c. 237, fasc. 2. Risposta dell’Intendenza politica al Ministro
plenipotenziario (18 novembre 1789).
47 La conferma della gravità della situazione è data dalla scelta del Vescovo che, evi-
dentemente ben informato sulla condizione della diocesi, prima ancora del suo ingresso
in città (28 febbraio 1790), scrisse il 10 febbraio ai parroci. La «deroga» per tutti i dioce-
sani permetteva di potersi cibare di uova, latticini e carni per tutta la Quaresima ad
eccezione di alcuni giorni di precetto. Archivio Storico della Diocesi di Como, Curia vesco-
vile, Titolo VIII, sottoserie 1, Circolari vescovili, c. 5, fasc. 16, cc. 16-17. Sull’entrata del
Vescovo in città, G. Rovelli, Storia cit., p. III, t. III, pp. 195-196, e G. Pignatelli, Giuseppe
Bertieri, in Dizionario Biografico degli Italiani, Ist. della Enciclopedia Italiana, Roma, IX,
1967, pp. 526b-528a.
48 Nel maggio del 1786, il Plenipotenziario invitò il Vescovo Muggiasca a partecipare
più attivamente alla raccolta delle elemosine e a promuovere presso i parroci la tessi-
tura. Trova così spiegazione una lettera del Vescovo ai parroci della diocesi perché
ricordassero ai parrocchiani «che era dovere di morale cristiana d’impiegare utilmente
il tempo, fuggire l’ozio e procurarsi in tutte le vie oneste il pane, segnatamente nella
stagione d’inverno, in cui rimangono sospesi i lavori della campagna». ASDC, Curia
vescovile, Miscellanea, c. 25, fasc. 10 e ivi, Curia vescovile, Miscellanea, c. 35, fasc. 3,
sottofascicolo 1, cc. 50-51.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)