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Il tumulto dei tessitori a Como nel 1790 639
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tudini più dannose , come l’assenza ingiustificata dal lavoro, la
tutela della «bellezza delle manifatture» destinate all’esportazione, la
pratica delle anticipazioni di danaro alle maestranze. Lontano dal
risolvere i problemi, anche per le posizioni divergenti dell’Intendente,
orientato su misure preventive e pene pecuniarie, e della Camera che
guardava invece a misure repressive, le tensioni non diminuirono.
La sostituzione del commissario preposto a ispezionare le manifat-
ture, fortemente contestato dai tessitori, non servì a stemperare il
clima, tanto che in agosto il giudizio ancora fortemente negativo sul-
l’attività comasca fu confermato dal delegato del governo Gaetano de
Magistris, membro della Camera mercantile di Milano. Egli riteneva
che la produzione risultasse fortemente compromessa da una evidente
arretratezza tecnica, dalla mancanza di organizzazione e da numerosi
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contrasti sociali fra maestranze e imprenditori . L’assenza di soluzioni
e l’arrivo dell’inverno esasperarono gli animi. All’inizio di novembre, un
manipolo di tessitori insultò fuori dalla sua casa Valentini e inveì con-
tro i mercanti: l’episodio spaventò a tal punto il commissario che di
propria iniziativa si affrettò a riferire dell’accaduto il Consiglio di
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governo a Milano .
Pellegrini venne a conoscenza della missione di Valentini diretta-
mente da Wilczeck. In una puntuta lettera il Plenipotenziario lo infor-
mava della «relazione fatta a voce dal Valentini» giudicata «parto
d’una fantasia alquanto ferita da sognate circostanze»; lo esortava a
rassegnare «senza ritardo» le sue occorrenze, se necessario anche
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ricorrendo a una staffetta, qualora lo avesse ritenuto opportuno .
Se da un lato veniva rinnovata piena fiducia all’Intendente, dall’altro
41 Asmi, Commercio, p.a., cc. 236, 237. R. Merzario, Una fabbrica di uomini: l’emi-
grazione dalla montagna comasca (1600-1750 circa), École Française de Rome, Roma,
1984; Id., Il capitalismo nelle montagne: strategie famigliari nella prima fase di industria-
lizzazione nel Comasco, Il Mulino, Bologna, 1989, pp. 7-15.
42 La venuta a Como di De Magistris sollevò le immediate resistenze della Camera mer-
cantile di Como che la valutò come una indebita ingerenza in un affare che ricadeva nella
sua esclusiva competenza. Degli 841 telai ispezionati, 64 erano tanto difettosi da meritare
l’interruzione immediata dell’attività; altri 628 telai adibiti a «mantini» rilevavano l’impiego
dell’acqua «di dragante», in 109 telai per moelle la lavorazione era carica di cera. Insomma
era scadente la materia prima usata e le retribuzioni delle maestranze erano troppo basse.
Quindi non avevano torto i capi tessitori, come comprese anche l’Intendente di Como, per
i quali la ragione principale dei loro prodotti scadenti era imposta dai mercanti che con-
segnavano seta di cattiva qualità solo per ridurre i costi. Asco, Camera di commercio, c.
2, fasc. 5; Asco, Prefettura, c. 366, Relazione De Magistris alla R. Intendenza Politica Pro-
vinciale (30 settembre 1789); Asmi, Commercio, p. a., c. 237. M. Gianoncelli, La Camera
di commercio cit., pp. 43-52; B. Caizzi, Storia del setificio cit., pp. 33-34.
43 Valentini rimase fortemente scosso dall’intera vicenda e il 9 novembre scrisse alla
Camera invitandola ad attivarsi, Asco, Prefettura, c. 366.
44 Ivi, Comunicazione del Ministro plenipotenziario all’Intendenza politica (14 novem-
bre 1789).
n.41 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)