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Il mestiere dell’oste tra migrazione e radicamento 659
Antongina e Giacomo Perelli di Premeno; Bernardino Pedroni da
Cugebio «Verbani lacus», Bernardo Uccelli da Vignone e Ambrogio e
Giacomo Rossi di Suna e Domenico Cartis di Ceredo. Di probabile
origine verbana, a giudicare dai cognomi, dovevano essere anche Bel-
lezza e Ambrosino di Ronco e Ghiffa . Anche sei dei dodici sensali
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patentati – “malossari” – attivi in città in qualità di intermediari erano
originari della medesima zona ; costoro probabilmente seppero met-
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tere a frutto quelle relazioni, conoscenze e legami con i membri
dell’Università dei mercanti già segnalati, i quali a loro volta si fida-
vano maggiormente dei loro compaesani nel prestare le “sigurtà”
(mallevadorie) necessarie per esercitare quella delicata attività di in-
termediazione .
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Di recente Francesco Parnisari, nel suo studio sulle correnti mi-
gratorie dalle valli del Verbano orientale, ha mostrato come anche la
sponda milanese del lago, ed in particolare la Valtravaglia, si sia ca-
ratterizzata fin dalla metà del seicento per consistenti flussi migratori
diretti in prevalenza verso Milano, dove gli uomini esercitavano in
buona parte l’attività di osti e tavernieri. Valtravaglini erano i gestori
dell’osteria dei Tre re, della Fortuna, fuori porta Ticinese, del Leone,
nel borgo degli Ortolani, e più tardi, negli anni ottanta del XVIII se-
colo, dell’osteria dell’Angiolo in contrada Pantano .
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Complessivamente l’intero mercato del lavoro che ruotava intorno
al commercio del vino sembra essersi strutturato sfruttando i van-
taggi prima orografici e poi economico-politici del Verbano. Infatti il
lago Maggiore ha da sempre rappresentato un’importante arteria di
comunicazione e trasporto, soprattutto per prodotti voluminosi e di
basso valore intrinseco, fra i quali il vino appunto, che veniva pro-
dotto anche sulle coste del Verbano e sulle rive più meridionali del
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Po. Qui transitavano i barconi provenienti dal lago prima di immet-
tersi nel sistema interno dei navigli milanesi. Pure dopo la cessione
37 Asmi, fondo notarile, notaio Carlo Giuseppe Ponisio, cart. 46020, 25 agosto 1772.
38 Ascmi, Materie, cart. 931.
39 Sui sensali milanesi d’antico regime, specialmente di cambi e mercanzie, cfr. G.
De Luca, Tra funzioni di tutela e istanze di controllo del mercato urbano: i sensali milanesi
durante l’età moderna, in P. Massa, A. Moioli (a cura di), Dalla corporazione al Mutuo
soccorso. Organizzazione e tutela del lavoro tra XVI e XX secolo, FrancoAngeli, Milano
2004, pp. 191-204.
40 F. Parnisari, «Andare per il mondo» dalle valli lombarde. Migrazioni, comunità e
culture locali in età moderna, Unicopli, Milano 2015, in particolare pp. 196-205.
41 A titolo d’esempio si leggano gli Statuti duecenteschi di Canobbio che testimoniano
l’importanza della produzione vinicola che risulta ancora rilevante nel XVIII secolo. Cfr.
A. Zammaretti, La vendemmia e il commercio del vino negli Statuti di Cannobio, in Id., Il
borgo e la Pieve di Cannobio. Pagine di storia e di vita, Società Anonima Tipografica Edi-
trice Subalpina, Milano 1932, pp. 149-154.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)