Page 115 - 1
P. 115
Il mestiere dell’oste tra migrazione e radicamento 657
Le prime testimonianze della presenza di bleniesi a Milano risal-
gono al XIV secolo, ma si fanno più consistenti a partire dal periodo
sforzesco, quando immigrati originari della val di Blenio risultano
impiegati a corte in qualità di cuochi, servi, stallieri, sguatteri e sol-
dati . Solo in un secondo tempo, ossia dalla seconda metà del cin-
31
quecento, viene segnalata la loro presenza in qualità di facchini,
brentadori, vinai o in attività comunque sia attinenti il commercio
del vino. Una specializzazione professionale ormai sufficientemente
consolidata da indurre a una marcata associazione tra “bleniesi” e
mercanti di vino e tale da rendere “credibile” al divertito lettore i nomi
assunti dagli sfaccendati poeti dell’Academiglia de Bregn (ad esempio
compà Vinase, compà Pestavign, compà Scana Vasel, compà Scura
Brent) che sorse a Milano nella seconda metà del XVI secolo per vo-
lontà del poeta e pittore Giampaolo Lomazzo . Tuttavia, mentre la
32
presenza di bleniesi in città in qualità di facchini addetti in partico-
lare al trasporto del vino appare ormai consolidata , bisogna atten-
33
dere i primi del XVII secolo per avere la prima sicura attestazione
dell’esercizio dell’attività di osti. «Non è certo un azzardo [quindi] ipo-
tizzare un legame stretto tra questa settorializzazione del mestiere e
la forte presenza nella stessa area di osti e gestori di locande» . In
34
una descrizione introduttiva delle tre valli ambrosiane di Blenio, Ri-
viera e Leventina, redatta in occasione della visita pastorale del car-
dinal Borromeo del 1602, si legge infatti che «Natio haec solet Medio-
lanum migrare, ubi vel baiulando, vel tabernam diversoriam ape-
regole dei mestieri e delle professioni. Secoli XV-XVI, FrancoAngeli, Milano 2000, pp. 225-
238, cit. p. 234.
31 F.C. Farra, Don G. Gallizia, L'emigrazione della Val Blenio a Milano attraverso i
secoli, «Archivio Storico Lombardo», 1961, pp. 117-130, p. 120.
32 Ivi, p. 123; R. Ceschi, Bleniesi milanesi. Note sull’emigrazione di mestiere dalla
Svizzera italiana, in Col bastone e la bisaccia per le strade d’Europa, Migrazioni stagionali
di mestiere nell’arco alpino nei secoli XVI-XVIII, Arti grafiche Salvioni e Co., Bellinzona
1991, pp. 49-72. Su questa singolare accademia cfr. Gian Paolo Lomazzo, Bernardo Rai-
noldi ed altri e l’accademia della val di Bregno, in F. Fontana, Antologia Meneghina,
Lampi di genio, Milano 2004 (copia anastatica dell’originale 1915) vol. I, alle pp. 39-46;
F. C. Farra, Annotazioni relative al dialetto usato dalla cinquecentesca Accademia del Val
del Blenio, «Rendiconti dell’Istituto Lombardo di scienze e lettere», vol. LXXXIV, 1951, e
G. P. Lomazzo, Rabisch. Giovan Paolo Lomazzo e i facchini della Val di Blenio, a cura di
D. Isella, Einaudi, Torino 1993.
33 Pare che Carlo Borromeo avesse riservato loro i posti di facchino al Broletto e i
due posti della Crocetta e del Leone. C. Orelli, Emigrazione e mestiere cit., p. 234 ed
Ead., I migranti nelle città italiane, in R. Ceschi (a cura di), Storia della Svizzera italiana
dal cinquecento al settecento, Casagrande-Stato del Canton Ticino, Bellinzona 2000, pp.
257-288, p. 262.
34 C. Orelli, Emigrazione e mestiere cit., p. 235.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)