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660 Stefano Levati
di quei territori allo Stato sabaudo i rapporti commerciali con la ca-
pitale restarono saldi, anche in virtù del riconoscimento di alcuni
privilegi di natura fiscale: in un Promemoria tardo settecentesco dei
conti Alario si legge che «li vini raccolti nelle province smembrate,
cioè nell’Oltrepò pavese… Valenza, Valsesia, Lomellina, Alessandria
e Tortona, Vigevanasco, alto e basso Novarese, lago Maggiore e Sico-
mario… conservarono la prerogativa di vini nazionali e perciò non
soggiacquero al soddetto dazio del vino forestiere» . Tale circostanza
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consentì il mantenimento di una posizione di mercato privilegiata
tanto alle merci che agli operatori provenienti da quelle aree desti-
nate all’approvvigionamento della città. Infatti su quei barconi cari-
chi di marmi, bestiame, pelli, pesce, legname e vino si muovevano
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anche uomini alla continua ricerca di fonti di reddito integrative,
dato che la sola attività agricola, soprattutto nell’alto lago, non era
in grado di garantire un quantitativo di cereali sufficiente alla sussi-
stenza di una popolazione in lenta crescita. Erano in prevalenza uo-
mini di fatica - facchini, carbonai, brentadori – che giungevano in
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città al seguito dei barconi e che generalmente andavano a racco-
gliersi in alcuni luoghi topici della città, dove erano particolarmente
ricercati per la loro vigoria fisica, come al Broletto o alla Crocetta, o
dove sapevano di poter contare sulla protezione di qualche casata
aristocratica .
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È il caso ad esempio degli uomini della Degania di San Maurizio,
corrispondente grosso modo alla odierna valle Intrasca, che si concen-
travano nella zona del Laghetto (sul lato orientale dell’Ospedale Mag-
42 Asmi, finanza, p.a., cart. 1112, Promemoria dei conti Alario contro l’intimata reden-
zione del dazio del traverso del vino forestiere.
43 Per un’idea, anche se sommaria, delle merci in transito sul lago e destinate alla capitale
ai primi del XVII secolo cfr. P. Morigia, Historia della nobiltà e degne qualità del lago Maggiore,
Forni, Bologna 1965 (ristampa fotomeccanica dell’originale, Milano 1603), p. 26.
44 Sul tema in generale cfr. L. Mocarelli, Braccia al servizio dell’economia: i facchini
nella Milano del Settecento, in I. Lopane, E. Ritrovato, Tra vecchi e nuovi equilibri. Domanda
e offerta di servizi in età moderna e contemporanea, Cacucci, Bari 2007, pp. 633-645.
45 A. Zamaretti, Facchini e monatti cannobini nella Milano dei secoli XVI e XVII, «Bo-
llettino storico della provincia di Novara», 1986, 2, pp. 127-135. Su questo processo di
“colonizzazione” per aree della città di Milano sulla base dell’origine e del mestiere cfr.,
con riferimento ai migranti ticinesi, C. Orelli, I migranti nelle città italiane cit., in parti-
colare p. 264; S. Bianchi, La "patria" di quartiere: identità e mercato dei servizi nella
Milano dei facchini, «Percorsi di ricerca», 6, 2014, pp. 37-45; Ead., La “patria altrove”:
quartieri , confraternite e corporazioni per salvaguardare l’identità (Ticino e città d’Italia,
secoli XVI-XVIII), in Ead., Uomini che partono. Scorci di storia della Svizzera italiana tra
migrazione e vità quotidina (secoli XVI-XIX), Casagrande, Bellinzona 2019, pp. 123-145
e più in generale S. D’Amico, Le contrade e la città. Sistema produttivo e spazio urbano
a Milano tra cinque e seicento, FrancoAngeli, Milano 1994, passim e Mocarelli, Braccia
al servizio dell’economia cit.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)