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664 Stefano Levati
favore dei compaesani fratelli Ambrosini . Analogamente, quando
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nel 1780 i fratelli Isidoro e Francesco Melli di Germignaga, in Valtra-
vaglia, dopo alcuni anni di attività in qualità di camerieri in diverse
osterie, decisero di mettersi in proprio e prendere in affitto l’osteria
dell’Angiolo, trovarono in un parente il primo finanziatore e in altri
due osti loro conterranei i fideiussori necessari .
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Alle medesime logiche attrattive e alle medesime modalità migra-
torie sembra conformata anche un’altra piccola ma agguerrita comu-
nità verbana “confusa”, nel sentire comune cittadino, nella defini-
zione dispregiativa e generica di “brugnon”, quella di Brissago, loca-
lità pochi chilometri più a nord di Intra, ma già in terra elvetica. Gra-
zie alla gran mole di appunti raccolti da Angelo Branca nel corso del
XX secolo, in previsione di una mostra mai realizzata e che avrebbe
dovuto essere dedicata all’Industria del mestiere dell’oste, ci è oggi
possibile mappare con una certa precisione la diffusione degli osti
brissaghesi nella penisola italiana. Purtroppo le note del Branca -
soprattutto per le indicazioni relative alle attività di brissaghesi fuori
Milano - non sono sempre corredate da adeguati rimandi archivistici
e documentari, circostanza che proietta sui dati forniti un certo mar-
gine d’incertezza che soltanto una nuova indagine archivistica, so-
prattutto sulle carte dei notai ticinesi, potrà in futuro fugare. Piccoli
carotaggi condotti sulle carte di alcuni notai attivi a Brissago nel
corso del settecento ci inducono però ad accogliere con fiducia le in-
formazioni pazientemente raccolte e annotate dal Branca.
Innanzi tutto queste mostrano una capillare presenza degli abi-
tanti del piccolo borgo lacustre in ogni parte della penisola italiana
attivi nella conduzione di osterie, locande e poi alberghi: tra la metà
del XIX e i primi del XX secolo i membri di ben 32 famiglie brissaghesi
risultano esercitare questa professione in 30 diverse località: da No-
vara a Domodossola, da Pavia a Mantova, da Piacenza a Ferrara, da
Viareggio a Montecatini, e poi Genova, Verona, Roma e Castellamare
di Stabia. Scarse e tardive sono invece le presenze al di fuori del ter-
ritorio italiano: oltre che a Losanna e Locarno nella seconda metà
dell’ottocento abbiamo testimonianze di albergatori brissaghesi a
Londra e Parigi . La gran parte degli emigrati brissaghesi, tuttavia,
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60 Ivi, cart. 47914, G.T. Righetti, 20 agosto 1796.
61 F. Parnisari, «Andare per il mondo dalle valli lombarde» cit. p. 205.
62 Cfr. il quaderno manoscritto di Angelo Branca in Asti, Fondo Angelo Branca, cart.
n. 7. Una mappatura della presenza degli osti brissaghesi nella penisola è stata proposta
da C. Fabrizio, Chi voeur bev venga chi: osti e osterie a Milano e Brissago (XVIII-XIX se-
colo), tesi di laurea magistrale discussa presso l’Università degli studi di Milano aa.
2012-13, rel. prof. S. Levati, pp. 47-50. Sulle nuove mete “internazionali”
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)