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Il mestiere dell’oste tra migrazione e radicamento               665


                    si stabilì a Milano, dove nel corso dell’ottocento la loro più che seco-
                    lare presenza a capo di alberghi, osterie e negozi di vino risulta ormai
                    quasi capillare. La rilevanza del fenomeno appare ancor più signifi-
                    cativa considerando che la popolazione di Brissago nel corso della
                    prima metà del XIX secolo oscillò tra le 1330 anime del 1801 e le
                    1266 del 1850 .
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                       Le testimonianze sette e ottocentesche sulla marcata specializza-
                    zione  professionale  dei  migranti  brissaghesi  e  sulla  loro  presenza
                    nelle principali città dell’Italia nord-occidentale sono dunque fortu-
                    natamente numerose; rimane però difficile stabilire quando il feno-
                    meno abbia preso avvio. Le notazioni fornite dal Branca fanno risalire
                    le prime presenze di osti brissaghesi a Milano alla metà degli anni
                    settanta del XVII secolo, quando un tal Francesco Rossi risultava ge-
                    stire l’osteria del Falcone –  che nella seconda metà del Settecento
                    sarebbe divenuta, unitamente a quella del Cappello e dei Tre re, la
                    migliore della città  – , Antonio Borrani quella del Ponte, vicino a
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                    porta Lodovica, e Carlo Pedroli, esponente di una dinastia di osti/al-
                    bergatori ancora attiva ai primi dell’ottocento, quando un suo proni-
                    pote Antonio era proprietario e gestore dell’albergo Agnello, quella del
                    Gallo . Certo non possiamo escludere che già prima di questo pe-
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                    riodo vi fossero in Milano osterie gestite da brissaghesi; senza dubbio
                    nel corso del secolo successivo la loro presenza a capo di locande e
                    negozi di vino si dovette infittire.


                    4. Il caso della famiglia Baccalà

                       Particolarmente documentata risulta la fortunata vicenda della fa-
                    miglia Baccalà, che fornisce una gran quantità di utili informazioni
                    sulle strategie sociali e imprenditoriali messe in atto dagli operatori
                    brissaghesi.  La  loro  vicenda  imprenditoriale  dovette  prendere  le
                    mosse non prima del secondo decennio del XVIII secolo, quanto meno
                    a giudicare dallo status di analfabeta dichiarato da Matteo Baccalà
                    nel 1706 in occasione della permuta di alcuni terreni con Giovanni


                    dell’emigrazione dalla val di Blenio a partire dalla metà del XIX secolo circa cfr. R. Ce-
                    schi, Bleniesi milanesi cit., p. 61 sgg.
                       63  Cfr. R. Huber, Brissago, in Dizionario storico della Svizzera, http://www.hls-dhs-
                    dss.ch/textes/i/I2092.php
                       Nel 1578, prima delle peste, Brissago contava 1675 abitanti, consistenza demogra-
                    fica raggiunta nuovamente solo ai primi del XX secolo.
                       64  L. Mocarelli, «Si comprende che è un gran cittadone» cit., p. 398.
                       65  C. Fabrizio, Chi voeur bev venga chì cit., p. 51.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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