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                di Ambrogio Ghisi, uno status che mal si adattava all’esercizio di una
                qualsiasi attività commerciale . Infatti in un precedente atto, del 5
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                dicembre  1700,  Matteo  si  impegnava  a  prestare  due  giornate  da
                “maestro da muro” in pagamento del residuo prezzo di acquisto di
                una “selva”, chiarendoci la fonte dei suoi guadagni . L’attività com-
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                merciale dovette prendere avvio soltanto nel 1765, quando Matteo
                Baccalà, nipote ed omonimo del precedente, venne accolto in qualità
                di socio gerente nella osteria del Bissone, dove con ogni probabilità
                lavorava già da qualche tempo («nella medema maniera che lavora
                presentemente»), dai due soci capitalisti, i brissaghesi Giovanni An-
                tonio Rossi e Carlo Giuseppe Beretta .
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                   L’osteria del Bissone, ubicata al numero 5 di piazza Fontana, in
                un’area  nevralgica  del  commercio  ambrosiano,  tra  il  porto  del  La-
                ghetto, il mercato del Verzee e la piazza del Duomo, doveva essere già
                da qualche tempo gestita dai due compaesani che, forse in là con gli
                anni, decisero di ridimensionare la fatica legata alle incombenze quo-
                tidiane dell’esercizio per “limitarsi” al finanziamento dello stesso. Do-
                vendo trovare un socio di fiducia nelle cui mani affidare l’impresa, la
                scelta si diresse quasi naturalmente su un giovane compaesano che
                entrambi dovevano conoscere molto bene . Allorché dopo un paio di
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                rinnovi societari il Rossi decise di abbandonare l’impresa, a partire
                dal 1773-74 Matteo Baccalà affiancò il Beretta in qualità di capitali-
                sta,  mentre  la  gestione  passò  in  parte  a  un  nuovo  socio,  Gaspero
                Martinetti, anch’egli nativo di Brissago . La medesima logica parte-
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                cipativa - volta a coinvolgere nell’attività imprenditoriale persone di
                fiducia e che aveva determinato l’ingresso di Baccalà nella gestione
                dell’osteria del Bissone - venne dunque negli anni a seguire utilizzata
                dallo stesso Matteo, che chiamò a partecipare alle proprie nuove im-
                prese, sempre in Milano, altri compaesani, più di chiunque altro in
                grado di garantirgli la fiducia necessaria a intraprendere una qual-
                siasi attività commerciale .
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                   Il  1°  gennaio  1785  egli  avviò  la  gestione  di  una  nuova  osteria,
                quella di san Carlino in Porta Vercellina, con il brissaghese Galeazzo



                   66  Asti, fondo Angelo Branca, scatola 3, doc. n. 258, 15 marzo 1706.
                   67  Ivi, scatola 3, doc. n. 257, 5 dicembre 1700.
                   68  Ivi, scatola 7, doc. 839.
                   69  Non risulta, come invece afferma Chiara Orelli, che Matteo Baccalà possedesse
                una quota di capitale nella società già nel 1765, limitandosi per il momento alla sola
                gestione del locale. Cfr. C. Orelli, I migranti nelle città d’Italia cit., p. 258.
                   70  Asti, fondo Angelo Branca, doc. n. 841-842.
                   71  Cfr. W. Panciera, Fiducia e affari nella società veneziana del Settecento, Cleup,
                Padova, 2000.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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