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Il mestiere dell’oste tra migrazione e radicamento               669


                    Infatti l’Albergo venne ceduto, secondo una logica ormai evidente, a
                    Giuseppe Casnedi e Ambrogio Pedroli, compaesani e verosimilmen-
                    te parenti dei Baccalà .
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                    Conclusioni

                       Il grande successo arriso all’esperienza imprenditoriale della fa-
                    miglia Baccalà potrebbe rappresentare un caso particolarmente for-
                    tunato e non certo generalizzabile. Tuttavia le molte figure di immi-
                    grati brissaghesi che hanno fatto capolino a più riprese nella rico-
                    struzione  delle  loro  esperienze  imprenditoriali,  in  qualità  di  soci  o
                    gerenti o procuratori, mostrano chiaramente come attorno al com-
                    mercio del vino e alle attività a esso connesse e conseguenti si andò
                    costruendo, per lo meno a partire dal XVIII secolo, una fitta rete di
                    relazioni e di legami improntata in prevalenza sulla comune prove-
                    nienza degli operatori. Costoro giungevano a Milano forti di compe-
                    tenze merceologiche affinate in patria e di rapporti fiduciari conti-
                    nuamente alimentati tanto nei paesi d’origine che nella città ambro-
                    siana. I Baccalà nel corso dei cento anni che vanno dalla metà del
                    XVIII alla metà del XIX secolo furono tra i protagonisti di questo si-
                    stema relazionale. A loro si rivolgevano i brissaghesi, tanto in patria
                    che in città, per ottenere crediti garantiti dalle terre del lago, ma an-
                    che più semplicemente per assicurare un valido aiuto a chi – come
                    scriveva Giuseppe Bazzi al cugino Matteo Baccalà nel 1781 segna-
                    landogli l’arrivo in città del fratello - «non è ancora paratico di girare
                    il mondo» . Dal canto loro gli stessi Baccalà richiamavano frequen-
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                    temente in città, in qualità di collaboratori, persone fidate necessarie
                    a dare continuità e respiro alle loro iniziative imprenditoriali .
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                       Esperienze commerciali molto simili dovettero compiere, con mi-
                    nor fortuna, anche le famiglia Beretta e Pedrolli, strettamente impa-
                    rentate con i Baccalà. Dopo aver condotto in comune il negozio di
                    San Michele de’ Pattari di Milano, «esercito a uso d’osteria per detto
                    sig. Carlo Beretta», a metà degli anni ottanta Filippo Pedroli e i suoi
                    figli decisero di uscire dalla società – pur mantenendovi un capitale


                       81  G. Geronimo, Milano ospitale cit., p. 290.
                       82  Asti, fondo Angelo Branca, scatola n. 4, doc. 325.
                       83  Riguardo al continuo richiamo in città di personale di cui avvalersi, in riferimento
                    ai venditori di castagne e marronai, anch’essi originari del Canton Ticino, il Tribunale
                    di provvisione nella primavera del 1786 evidenziava come costoro «tengono seco alcuni
                    de’ figli o almeno uno, o più garzoni del loro paese». Citato in C. Orelli, I migranti nelle
                    città italiane cit., p. 269.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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