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670 Stefano Levati
di 2000 lire – poiché «[h]anno i loro negozi particolari da attendere» :
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oltre agli affari con i Baccalà che abbiamo segnalato, il Pedroli aveva
avviato anche la gestione dell’osteria sotto il segno della Briosca e
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ai primi dell’ottocento risultava infatti gestire ancora, con Antonio e
i suoi fratelli, l’osteria della Scala e dell’Agnello . Per quanto con-
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cerne la famiglia Beretta, artefice come abbiamo visto dell’inseri-
mento dei Baccalà nel settore e di molte altre iniziative sul finire del
XVIII secolo, risultava ancora attiva nella gestione dell’albergo del
Pesce nel 1843, ceduta in quell’anno da Giovanni al figlio Michele .
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A completamento dell’analisi di tante e tali fortunate iniziative im-
prenditoriali, che si trasmisero di generazione in generazione, non
vanno però taciute le imprese meno fortunate. Le carte dei notai ci
restituiscono infatti anche l’articolata presenza di altri operatori bris-
saghesi che cimentandosi in questo segmento di mercato incontra-
rono non poche difficoltà. È il caso, ad esempio, della vicenda deci-
samente sfortunata di Luigi Berta che a pochi mesi di distanza dalla
divisione del patrimonio paterno con i fratelli e il rilancio dell’osteria
della Foppa, già gestita dal padre, si vide costretto a fare testamento
– probabilmente ancora giovane e celibe – a favore della madre .
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In conclusione, la rapida rassegna di casi proposta – e che potrà
essere ulteriormente arricchita da uno spoglio sistematico delle carte
dei notai ticinesi – conferma la fondatezza della tradizione popolare
che indicava gli osti milanesi quali “brugnoni”. Tuttavia tale defini-
zione può essere accolta a condizione di estendere la dimensione geo-
grafica di origine degli operatori a tutta l’area settentrionale del Lago
Maggiore (e non limitata quindi alla sola val di Blenio) e di mondarla
di quel significato spregiativo che l’accompagnava e che l’intrapren-
denza, le capacità e il successo di molti degli osti dell’alto lago hanno
dimostrato del tutto infondato.
84 Asti, fondo Angelo Branca, scatola n. 7, 14 settembre 1792, atto di società rogato
Gaetano Gaggi di Amborgio di Brissago.
85 Ivi, notaio Gaetano Gaggio di Ambrogio di Brissago, cart. 1674, 24 settembre
1789.
86 Ivi, scatola n. 5, 29 febbraio 1816, istrumento d’obbligo, rogato da Giovanni Bor-
rani, fu Tomaso di Brissago, tra Antonio Pedrolli fu Filippo di Brissago, all’epoca a Mi-
lano, e i propri fratelli minori.
87 Ivi, scatola n. 4, istromento di convenzione stipulato tra Giovanni Beretta (domi-
ciliato in Brissago) ed il figlio Michele (domiciliato in Milano) circa la gerenza dell’albergo
del Pesce in Milano, 16 settembre 1851, notaio Guglielmo Antonio Franzoni di Locarno.
88 Ivi, notaio Gaetano Gaggio di Ambrogio di Brissago, cart. 1675, 13 maggio 1793,
atto di divisione tra i figli ed eredi di Gaetano Berta e di tutela degli interessi della vedova
nelle attività commerciali esercite in Milano dal marito; 10 dicembre 1793, testamento
di Luigi Berta qm. Gaetano di Brissago.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)