Page 137 - 1
P. 137
L’attività commerciale della Kawajiri-Gumi a Torino (1880-1885) 679
Chiese quindi al duca di Genova di comunicare formalmente al po-
polo italiano la sua “sincerità” (in giapponese seii) e garantire in questo
modo la prosperità del commercio serico tra i due paesi . Da parte sua,
20
il duca di Genova accolse di buon grado le richieste di Kawamura e,
tramite il Tenente Colonello Luchino Dal Verme (1838-1911), allora suo
aiutante di campo a bordo della Vettor Pisani, gli fece sapere che
avrebbe subito inviato ai sericoltori italiani i 12 “cartoni” di seme-bachi
della Kawajiri-gumi, augurandosi che venissero apprezzati dai propri
connazionali .
21
La scelta di aprire la filiale della Kawajiri-gumi a Torino, e non in
un’altra città italiana, ha ben precise motivazioni. L’economia piemon-
tese vantava allora una spiccata vocazione agricola-manifatturiera, con
una schiacciante prevalenza di lavorazioni seriche di prima fase . In
22
particolare, nella seconda metà del secolo le caratteristiche produttive e
tecnologiche della manifattura serica della regione erano «basate sulla
fortissima prevalenza della trattura esercitata da piccoli filandieri, in-
cettatori di bozzoli e mercanti-imprenditori» . In Piemonte era poi molto
23
diffusa anche la torcitura, praticata soprattutto nelle cosiddette “fabbri-
che magnifiche”, ovvero enormi strutture alte fino cinque piani che po-
tevano alloggiare un gran numero di macchine “in quadro” . Da questo
24
punto di vista, una posizione preminente nell’ambito della manifattura
serica piemontese era detenuta dal torinese, che alla fine del secolo van-
tava da solo 26 impianti di trattura, 27 di torcitura e 7 opifici dove ve-
nivano praticate entrambe . Inoltre, la stessa Torino costituiva in que-
25
gli anni un importante snodo commerciale sia per l’esportazione di pro-
dotti serici piemontesi (seta greggia e organzini in primis) sia per il tran-
sito verso l’Europa occidentale di prodotti provenienti dall’Estremo
Oriente (compresi i “cartoni” giapponesi di seme-bachi). Grazie alla forte
domanda internazionale e alle linee ferroviarie di recente costruzione
(tra cui quella del Fréjus, completata nel 1871), tutte queste merci che
affluivano nel capoluogo piemontese potevano riversarsi sul mercato di
十一年ヨリ社員二名ヲ貴国(つまり、イタリア)「トリノ」府万国共立語学校ニ派遣シ、専ラ語
学ヲ学ハシメ、普ク貴国人民ノ事情ニ通暁シ。又貴国ヲシテ我真意ノ所在ヲ知ラシメ相互ノ利益
ヲ永遠ニ維持シ、尚進テハ貴国ノ養蚕家ヲ誘導シ直接ノ取引ヲナシ、退テハ我国貿易法ヲ改良シ
、益両国間ノ親睦ヲ厚フセン事ヲ欲望ス。是我軰カ前ニ我組合ハ人ヲ利シ而メ己ヲ利スルノ主義
ヲ以テ精神骨子トナスト言ヒシ所以ナリ。[後略]。Traduzione dell’autore.
20 Ivi, c. 10r.
21 Ivi, c. 11r/v.
22 V. Castronovo, Il Piemonte, Einaudi, Torino, 1977, pp. 86-87.
23 Ivi, p. 75.
24 P. Chierici, L. Palmucci, Le “Fabbriche Magnifiche”. L’industria serica in Piemonte
tra Seicento e Ottocento, in T. Ciapparoni La Rocca (a cura di), Seta: il filo d'oro che unì il
Piemonte al Giappone (1865-1890), Silvana Editoriale, Genova, 2018, p. 78.
25 Ivi, p. 79.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)