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                Kiramoto 45  e Tagima 46  sono ora all’Istituto per apprendervi la lingua, la compu-
                tisteria e succedere ai primi o aprire succursali in Piemonte 47 .

                   Nei primi anni ‘80, anche la filiale di Torino dovette presto fare i conti
                con il generale declino della domanda di cartoni di seme-bachi giappo-
                nese nel mercato italiano. Questo declino fu lucidamente osservato e
                descritto nel 1882 dall’allora Segretario del Ministero delle Finanze e del
                Ministero dell’Agricoltura giapponesi Maeda Masana (1850-1921), che
                in quel periodo si trovava in Italia in qualità di responsabile governativo
                del commercio serico con l’Italia. In un rapporto dell’8 giugno 1882 al
                Ministro delle Finanze Matsukata Masayoshi (1835-1924) e al Ministro
                dell’Agricoltura Saigō Masamichi (1843-1902), Maeda segnalò come ne-
                gli ultimi cinque anni il tasso di consumo delle uova di baco da seta
                giapponesi  in  Italia  fosse  drasticamente  diminuito,  passando  da
                1.160.000 “cartoni” esportati nel Nostro Paese nel 1877 a 372.525 “car-
                toni” nel 1881 . Era diminuito anche il prezzo: nel 1877 il seme-bachi
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                giapponese  era  venduto  solitamente  a  più  di  10  franchi  a  “cartone”,
                mentre nel 1881 si vendeva molto meno . Per Maeda, la caduta del
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                prezzo era dovuta principalmente al crollo della popolarità di cui il seme-
                bachi giapponese aveva goduto fino a quel momento in Italia , causato
                                                                         50
                a sua volta da un’eccessiva competizione tra gli stessi produttori e mer-
                canti giapponesi, molti dei quali, alla ricerca di piccoli profitti tempora-
                nei e senza tenere in considerazione le ripercussioni sulla reputazione
                all’estero delle uova di baco da seta del proprio paese, avevano provo-
                cato una crescente sovrapproduzione di seme-bachi di bassa qualità (in
                giapponese, sanshu no sosei ranzō) .
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                   Tutto ciò finiva per danneggiare l’intero mercato di esportazione del
                seme-bachi  giapponese,  coinvolgendo  nella  crisi  generale  anche  le
                aziende più affidabili, tra le quali Maeda annoverava la Kawajiri-gumi
                di Akita, la Shimamura-gumi della prefettura di Gunma (nel Giappone
                centro-orientale) e la Rengōsha, un consorzio di varie case seriche del
                Giappone centrale . Sempre secondo Maeda, queste aziende facevano
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                   45  Ovvero Hiramoto Hiroshi.
                   46  Si tratta di Tajima Keitarō (1854-1937), rappresentante a Milano della ditta Shi-
                mamura-gumi della prefettura di Gunma.
                   47  A. De Grossi, Ragioni e proposte per unire la gran scuola di commercio progettata
                dal Comm. A. Malvano all’Istituto Internazionale Italiano, Torino, 1882, p. 12. La cita-
                zione è tratta da M. Ishii, Meiji shoki Torino no nihonjin ryūgakusei (Studenti giapponesi
                a Torino all’inizio dell’era Meiji), «Studi Italici», A. 53 (2003), p. 53 (nota n. 51).
                   48  M. Matsukata (eds.), Matsukata Masayoshi Kankei Monjo (Documenti relativi a Ma-
                tsukata Masayoshi), Vol. 16, Daito Bunka Daigaku Toyo Kenkyujo, Tōkyō, 1997.p. 513.
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                   49  Ibidem.
                   50  Ivi, p. 512.
                   51  Ivi, p. 528.
                   52  Ivi, p. 517.
                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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