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Resistenza, adesione e frode fiscale nell’Europa della prima età moderna 559
dalle imposizioni dirette; in Francia «exempts et privilegiez» potevano
adire una corte fiscale specifica . Nelle Province Unite, nonostante
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l’ampia base fiscale, accanto allo Stadhouder anche vari nobili erano
esenti da alcune imposte . Probabilmente il paese che presentava il
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paesaggio fiscale più semplice era l’Inghilterra, dove il profondo solco
che marcava, almeno per quanto concerneva il sistema fiscale, gli abi-
tanti delle città da quelli delle campagne non esisteva. Agli aristocratici
era riservato un trattamento specifico, poiché l’accertamento della loro
ricchezza poteva essere determinato unicamente da una commissione
di loro pari, ma questa prerogativa assumeva una certa importanza
più sul piano formale che su quello sostanziale .
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Accadeva altresì che i contribuenti detentori di particolari preroga-
tive tendessero a estenderle ad altri, in posizione subordinata, per al-
largare e rafforzare le proprie reti clientelari. Così fecero, per esempio,
vari nobili veneziani che riuscirono a far godere di esenzioni e immu-
nità propri coloni e lavoratori . Ma non si trattava solo di oneri: la
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proprietà fondiaria per esempio, era spesso caratterizzata dallo status
del proprietario, dalle relazioni giuridiche e di potere tra città e con-
tadi, tra ecclesiastici e laici, tra signori feudali e servi, tra lavoratori su
fondi della Corona e semplici contadini. Lo stato giurisdizionale di an-
tico regime trovava la sua massima espressione nel pluralismo fiscale.
Come abbiamo già detto, ciò implicava che si aprissero enormi spazi
all’evasione e all’elusione fiscale. Si pensi alle annose questioni che
interessavano il passaggio di beni fondiari rurali acquistati da citta-
dini. I terreni dovevano essere iscritti nelle liste fiscali della città, ma
ciò non sempre accadeva, provocando un progressivo depaupera-
mento della base imponibile delle comunità rurali che non trovava
contrappeso nell’aumento della ricchezza imponibile urbana né tanto-
meno nella diminuzione del carico fiscale attribuito alle comunità. E
26 M. Wolfe, The Fiscal System of Renaissance France, Yale University Press, New
Haven, 1972; R. Carande, Carlos V y sus banqueros, Crítica, Barcelona, 1983, I, pp.
538-41 (ed. ridotta, originale, Madrid, 1967).
27 M. ‘t Hart, The Merits of a Financial Revolution: Public Finance, 1550-1700, in M.
‘t Hart, J. Jonker, J.L. van Zanden (eds), A Financial History of the Netherlands, Cam-
bridge University Press, Cambridge, 1997, p. 27; J. Tracy, The Tax System of the County
of Holland during the Reigns of Charles V and Philip II, 1519-1566, «Economisch-en so-
ciaal-historisch Jaarboek», 48 (1985), p. 73; nonché S. Gunn, D, Grummitt, H. Cools,
War, State, and Society in England and Netherlands, 1477-1559, Cambridge University
Press, Cambridge, 2007, pp. 31-32, 36, 118-119
28 L. Stone, The Crisis of the Aristocracy 1558-1641, Clarendon, Oxford, 1965, pp.
54, 496.
29 Esempi sono forniti da L. Favaretto, L’istituzione informale. Il Territorio padovano
dal Quattrocento al Cinquecento, Unicopli, Milano, 1998, pp. 167-73. Un cenno al ruolo
degli aristocratici inglesi nel concedere vantaggi fiscali a propri clienti in Stone, The
Crisis of the Aristocracy cit., pp. 209, 259.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)