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560 Luciano Pezzolo
non si trattava di un problema che colpiva solo le relazioni tra distret-
tuali e cittadini nell’Italia centro-settentrionale, dove l’espansione co-
munale aveva marcato il paesaggio istituzionale e fiscale, ma si esten-
deva altresì alla Francia, dove a complicare il quadro si aggiungevano
le differenze tra terre nobili e comuni .
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La decisione di iniziare le operazioni per una stima degli imponibili
dei sudditi dava avvio a liti, resistenze, dispute con un fardello di lun-
gaggini che talvolta minavano irrimediabilmente le operazioni di ac-
certamento. E gran parte delle controversie trovava proprio legittimità
giuridica nella struttura corporativa della società. È esemplare la vi-
cenda dell’estimo generale dello stato di Milano, promosso da Carlo V
nel 1543, a seguito della necessità di distribuire la nuova tassa del
mensuale imposta nel 1536, e conclusosi al tramonto del secolo . La
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fase di raccolta dei dati sui beni immobili durò un ventennio, a causa
delle interminabili lotte tra corpi locali; e trovò una prima soluzione
negli anni Settanta con la pubblicazione dell’estimo dei beni stabili,
che doveva fornire la matrice per la ripartizione delle imposte dirette
tra le diverse province dello stato. Una volta sistemata la questione
dell’estimo sui beni stabili fu affrontata la spinosa pratica dell’estimo
sul mercimonio, vale a dire dell’accertamento sulle attività commer-
ciali . Impresa certo non semplice, visto che il governo mirava a col-
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pire i traffici commerciali che interessavano tutto lo stato. Anche in
questo caso le dispute tra autorità tributarie, corpi locali e mercanti
furono aspre e lunghe, tanto che si raggiunse un primo risultato solo
nel 1599, con ulteriori propaggini dentro il nuovo secolo. Insomma, la
decisione di raccogliere dati sulle ricchezze dei sudditi doveva essere
presa con grande circospezione e cautela, poiché esisteva sempre il
rischio di suscitare un vespaio che avrebbe scatenato accesi conflitti e
lunghe dispute, da cui non sempre sarebbe uscito vincitore il fisco.
30 Per gli aspetti connessi alla costruzione di una fiscalità urbana e rurale in Italia, P.
Jones, The Italian City-State. From Commune to Signoria, Clarendon, Oxford, 1997, pp.
394-96, 566-70; per il caso francese, D. Bohanan, Crown and Nobility in Early Modern
France, Palgrave, Houndmills, 2001, p. 103; D. Hickey, The Coming of French Absolutism.
The Struggle for Tax reform in the Province of Dauphiné, 1540-1640, University of Toronto
Press, Toronto, 1986, pp. 19-25; e un esempio specifico sulla porosità tra status a scopi
fiscali, D.J. Sturdy, Tax Evasion, the Faux Nobles, and State Fiscalism: The Example of the
Generalite of Caen, 1634-35, «French Historical Studies», 9 (1976), pp. 549-572.
31 A. Zappa, L’avvio dell’estimo generale dello Stato di Milano nell’età di Carlo V, «So-
cietà e storia», 14 (1991), pp. 545-577; Ead., Le lotte e i contrasti per la realizzazione
dell’estimo generale dello Stato di Milano, in P.C. Pissavino, G. Signorotto (a cura di),
Lombardia borromaica, Lombardia spagnola, Bulzoni, Roma, (1995), I, pp. 383-403; F.
Saba, Il Valimento del mercimonio del 1580. Accertamento fiscale e realtà del commercio
della città di Milano, Angeli, Milano, 1990.
32 G. Vigo, Fisco e società nella Lombardia del Cinquecento, Il mulino, Bologna, 1979.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)