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Ricordi di un ex Normalista 757
tino , non perché mancassero di cultura, ma perché retori e farragi-
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nosi nella esposizione. Però erano veri educatori nei loro conversari
con noi fuori della scuola.
Il prof. Tartara tradusse, in tutto il quadriennio, quattro libri
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dell’Eneide, ma senza un’ombra di critica e un bagliore di ragiona-
mento; faceva di tanto in tanto delle citazioni di codici e delle disqui-
sizioni inutili su alcune varianti del testo, dicendo solo quelle cosette
che sanno gli arcadi di tutti i tempi: ed il suo commento estetico con-
sisteva nell’alzare di tanto in tanto le mani, esclamando: «bello, bello,
quanta squisitezza e profondità di sentimento!». Il prof. Jàja , filosofo
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dotto e acuto, ed assai aristocratico nel modo di trattare, aveva l’idea
fissa su Hegel e l’idealismo e tutti i giorni ripeteva le stesse cose fritte
e rifritte. L’argomento capitale su cui insisteva, animandosi sino a con-
gestionarsi, era che, per conoscere bene una qualunque cosa, biso-
gnava prima vederla in universale. Cosi commentavo io sottovoce
all’amico Achille Pellizzari, io non posso sapere che cosa siano i mac-
cheroni al sugo, se prima non ho l’idea di essi nell’universale. Te lo
immagini un maccherone in universale? Per il prof Paoli tutto il corso
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di storia della filosofia consisteva nella esposizione delle dottrine di
Platone, Aristotele, di Davide Hume e Spinoza.
Docente un po’ ridicolo, per quanto di una bontà eccezionale, era
il geografo Sottini . Non so come sia arrivato all’Università, forse per
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qualche merito di guerra dopo la costituzione del Regno d’Italia, come
tanti altri dopo il ‘61. Aveva insegnato prima latino, poi archeologia
e infine geografia. Ogni anno leggeva le sue lezioni di geografia astro-
nomica, dopo avere tirato fuori religiosamente dal cassetto un grosso
scartafaccio. Si trattava di cose astronomiche, difficili a capirsi: azi-
mut, azincur, coluro equinoziale, precessione degli equinozi, lo Gno-
mone di Pilea. Nessuno ci capiva qualcosa, forse neanche lo stesso
professore. Un bel giorno io e Pellizzari combinammo un tiro birbone,
di cui poi ci vergognammo. Un’ora prima che lui entrasse nell’aula,
aprimmo, senza farci scorgere dai bidelli, il cassetto della cattedra
con un piede di porco, e portammo via trionfalmente il manoscritto.
39 Giuseppe Tarantino (1857-1950), docente di Filosofia morale.
40 Alessandro Tartara (1847-1924).
41 Donato Jàja (1839-1914), dal 1887 docente di Filosofia teoretica nell’Università di Pisa.
42 Alessandro Paoli (1839-1917), docente di storia della filosofia.
43 Giuseppe Sottini «tenne la prima cattedra di Geografia di Pisa dal 1876 fino al 1903,
anno della sua morte, e fu personaggio tanto di spicco nella vita della città e dell’università,
quanto pressoché ignoto nella vita della geografia italiana: per più mandati eletto in Con-
siglio Comunale e alla presidenza di varie istituzioni cittadine, preside della Facoltà nel
1888-89 e nel 1896-97 e fondatore dell’Istituto di Geografia; ma non compaiono suoi in-
terventi nei Congressi nazionali e nelle principali riviste di settore» (C. Da Pozzo, La To-
scana in evoluzione, http://www.edizioniets.com/priv_file_libro/1578.pdf).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)