Page 216 - 1
P. 216

758                                                Michele Lupo Gentile


                Quale fu il dolore di quell’uomo quando, poco prima di cominciare la
                lezione, apre e non trova lo scartafaccio. Diventò pallido e disse, dopo
                un po’ di esitazione, alla scolaresca che, per quel giorno, non avrebbe
                potuto fare la lezione, perché non si sentiva bene. I rei, soddisfatti,
                stavano impassibili di fronte a lui; ma il giorno dopo, pentiti della
                birbonata, ripararono, rimettendo le cose al loro posto.
                   Alessandro  D’Ancona  ci  insegnò  il  vero  metodo  per  l’esame  di
                un’opera d’arte, e ci fece gustare in tutta la sua bellezza la Divina
                Commedia. Come leggeva bene! Con opportune inflessioni della voce,
                calda e nitida, ci faceva comprendere tutto, senza bisogno d’illustra-
                zioni storiche, filosofiche od estetiche. Chi esercitò una grande in-
                fluenza sul corso dei miei studi e sulla mia formazione spirituale fu
                Amedeo Crivellucci, creatore a Pisa di una vera scuola storica, da cui
                uscirono insigni cultori di questa disciplina, come Gioacchino Volpe,
                Pietro Silva, Fausto Niccolini  ed altri. Gli volli un gran bene, ed egli
                                            44
                ne volle a me altrettanto. Egli contribuì molto a sviluppare in me la
                simpatia e la sensibilità per la storia e, fin dal primo anno, mi abituò
                a fare ricerche nell’Archivio di Stato di Pisa e a recensire quei libri
                che a lui pervenivano in omaggio, come Direttore degli Studi Storici.
                   Se si frequentavano assiduamente i corsi universitari ufficiali, non
                si disertavano mai quelli interni della Scuola Normale, perché si cor-
                reva il pericolo di perdere il posto. Due volte la settimana si facevano
                letture di greco e di latino sotto la guida del Prof. Filippo Rosati, Vice-
                Direttore della Scuola Normale fin dall’82. Questi fu maestro indi-
                menticabile, più che di scienza, di vita, di tutti i normalisti, che di-
                vennero poi insigni nelle lettere e nella matematica; egli conservava
                fresca  la  memoria  ed  eccitava  continuamente  i  giovani  a  seguire
                l’esempio dei vecchi.
                   Fu considerato da noi come un padre. Tutti i normalisti in verità
                non possono dimenticare quest’uomo, impareggiabile per bontà, ge-
                nerosità e dirittura morale. Il Rosati considerava tutti noi come fi-
                gliuoli e, col continuo sorriso bonario sulle labbra, e coi suoi preziosi
                consigli, c’ispirava e rinsaldava negli animi la disciplina e l’amore allo
                studio. Egli seguiva l’attività intellettuale di ogni normalista e, nei
                paterni colloqui, suggeriva spesso fonti da consultare, da noi scono-
                sciute, e metodi da seguire. Fu anche un valoroso combattente: nel
                1866, combattendo fra le schiere garibaldine ad Ampola e Bezzecca,
                si era guadagnata la medaglia al valor militare. Era anche un uomo
                galante, cacciatore espertissimo e brillante schermitore; non solo si
                compiaceva di assistere alle lezioni di scherma, ma si batteva spesso


                   44  Gioacchino Volpe (1876-1971), Pietro Silva (1887-1954), Fausto Nicolini (1879-
                1965).



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   211   212   213   214   215   216   217   218   219   220   221