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758 Michele Lupo Gentile
Quale fu il dolore di quell’uomo quando, poco prima di cominciare la
lezione, apre e non trova lo scartafaccio. Diventò pallido e disse, dopo
un po’ di esitazione, alla scolaresca che, per quel giorno, non avrebbe
potuto fare la lezione, perché non si sentiva bene. I rei, soddisfatti,
stavano impassibili di fronte a lui; ma il giorno dopo, pentiti della
birbonata, ripararono, rimettendo le cose al loro posto.
Alessandro D’Ancona ci insegnò il vero metodo per l’esame di
un’opera d’arte, e ci fece gustare in tutta la sua bellezza la Divina
Commedia. Come leggeva bene! Con opportune inflessioni della voce,
calda e nitida, ci faceva comprendere tutto, senza bisogno d’illustra-
zioni storiche, filosofiche od estetiche. Chi esercitò una grande in-
fluenza sul corso dei miei studi e sulla mia formazione spirituale fu
Amedeo Crivellucci, creatore a Pisa di una vera scuola storica, da cui
uscirono insigni cultori di questa disciplina, come Gioacchino Volpe,
Pietro Silva, Fausto Niccolini ed altri. Gli volli un gran bene, ed egli
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ne volle a me altrettanto. Egli contribuì molto a sviluppare in me la
simpatia e la sensibilità per la storia e, fin dal primo anno, mi abituò
a fare ricerche nell’Archivio di Stato di Pisa e a recensire quei libri
che a lui pervenivano in omaggio, come Direttore degli Studi Storici.
Se si frequentavano assiduamente i corsi universitari ufficiali, non
si disertavano mai quelli interni della Scuola Normale, perché si cor-
reva il pericolo di perdere il posto. Due volte la settimana si facevano
letture di greco e di latino sotto la guida del Prof. Filippo Rosati, Vice-
Direttore della Scuola Normale fin dall’82. Questi fu maestro indi-
menticabile, più che di scienza, di vita, di tutti i normalisti, che di-
vennero poi insigni nelle lettere e nella matematica; egli conservava
fresca la memoria ed eccitava continuamente i giovani a seguire
l’esempio dei vecchi.
Fu considerato da noi come un padre. Tutti i normalisti in verità
non possono dimenticare quest’uomo, impareggiabile per bontà, ge-
nerosità e dirittura morale. Il Rosati considerava tutti noi come fi-
gliuoli e, col continuo sorriso bonario sulle labbra, e coi suoi preziosi
consigli, c’ispirava e rinsaldava negli animi la disciplina e l’amore allo
studio. Egli seguiva l’attività intellettuale di ogni normalista e, nei
paterni colloqui, suggeriva spesso fonti da consultare, da noi scono-
sciute, e metodi da seguire. Fu anche un valoroso combattente: nel
1866, combattendo fra le schiere garibaldine ad Ampola e Bezzecca,
si era guadagnata la medaglia al valor militare. Era anche un uomo
galante, cacciatore espertissimo e brillante schermitore; non solo si
compiaceva di assistere alle lezioni di scherma, ma si batteva spesso
44 Gioacchino Volpe (1876-1971), Pietro Silva (1887-1954), Fausto Nicolini (1879-
1965).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)