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Ricordi di un ex Normalista 761
della peggiore specie», esclamò il buon Pippo, rosso in viso come un
peperone. Noi, afflitti, ritornammo ai nostri posti, guardando i com-
pagni senza far motto. Non avvenne nessun licenziamento. I severi
ammonimenti di Pippo erano per noi una salutare medicina, perché
lo sapevamo buono e generoso.
Un altro divertimento goliardico era quello di tirare, per diverti-
mento, i campanelli delle porte delle case cittadine con grave scan-
dalo, e di andare a cantare qualche romanza, poco pulita, presso il
portone del seminario di S. Caterina. Ma una volta, mentre canta-
vamo a squarciagola, sentimmo un rumore di passi e uno stridere di
catenaccio dietro il portone; allora eroicamente ce la demmo a gambe.
Non posso tacere lo spettacolo di acrobatismo che noi, quasi veri
discendenti dei Cavalieri di S. Stefano, davamo spesso di notte nella
piazza. Siccome i superiori ci concedevano di potere stare fuori dalla
Scuola sino ad un’ora dopo la mezzanotte, solo due volte la settimana,
noi, riputando insufficiente e umiliante questa concessione, ricorre-
vamo ai mezzi di fortuna ed extra-legali, specialmente quando si trat-
tava di assistere di notte qualche compagno o compagna ammalata
colla lettura di qualche dramma, o di fare una partita al bigliardo, o
un simposio al Caffè per festeggiare qualche ricorrenza. Dopo aver as-
solto il nostro compito onorevolmente, si tornava a casa a notte fonda.
A un fischio convenuto, due colleghi, designati e a turno, da una fine-
stra del 1° piano si affacciavano, tiravano giù una corda assai grossa
e, tenendola fortemente fra le loro robuste mani, ci davano il modo di
salire, come tanti scoiattoli, sulla finestra e di rientrare così alla Nor-
male. Tutto passò liscio, tranne una volta, in cui, avvistati da due piz-
zardoni notturni, corremmo il rischio di essere acciuffati e arrestati
come ladri. Ma bastò la dichiarazione ch’eravamo normalisti, di buona
famiglia, e studiosi, e l’offerta di due sigaroni Minghetti, perché quelli
ci lasciassero in pace con un: «bravi, divertitevi, ma non fatevi male».
Non sto a raccontare tutte le birichinate fatte, per sollevare lo spi-
rito affranto, dopo le lunghe ore di studio. Dico solamente che il
tempo passato alla Scuola Normale Superiore di Pisa si deve consi-
derare per noi come il più bello, quasi un’oasi deliziosa, a cui col
pensiero si torna spesso con ansia spasmodica. Lo dimostra il ra-
duno, che di tanto in tanto si fa di tutti i normalisti, vecchi e giova-
nissimi. In quello del 1950, intervennero anche tre nobilissime figure
quasi ottuagenarie Falcucci, Porzio e Pintor , che furono festeggia-
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45 Luigi Falcucci, geografo, ammesso alla Normale nel 1890; Guido Porzio (1868-
1957), storico, ammesso alla Normale nel 1891; Fortunato Pintor (1877-1960), am-
messo alla Normale nel 1894, direttore della Biblioteca del Senato (1903-1929) e dal
1929 direttore, per un trentennio, con Arsenio Frugoni del Dizionario Biografico degli
Italiani.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)