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764 Michele Lupo Gentile
giornalismo, col pseudonimo di magister flavus si distingueva, fra gli
altri, per il suo barbone lungo e rossiccio, di quasi mosaica rispetta-
bilità, e una grande zazzera. Mannucci, per la sua figura etrusca, la
pappagorgia, gli occhi spiritati ed assai mobili, e il tic nervoso, Pel-
lizzari, per la sua statura mingherlina, per non dire nana, le labbra
argute, le ganasce incastrate in un solino che gli recideva quasi gli
orecchi, il sorriso canzonatorio ed i suoi inesauribili motti di ‘spirito;
io, per l’aria sbarazzina e donchisciottesca e la voce baritonale, che
si sentiva quasi a un miglio di distanza. Passavamo la mattinata a
scuola sino alle dodici ad impartire, coll’entusiasmo dell’età giova-
nile, il nostro insegnamento a scolari che studiavano con passione.
Dopo i pasti, metodicamente, ci riunivamo al Caffè Castagnini per
fare il chilo, e giocavamo lo scopone scientifico per circa due orette.
Per quanto si cercasse di contenere i nostri bollenti spiriti, per non
destare scandalo, dato l’officio delicato di educatori, che esercita-
vamo, alle volte, per una sciocchezza da nulla, si emettevano fischi,
urlacci da assordire, e si facevano sghignazzate indecorose contro gli
avversari sconfitti; insomma si faceva un casa del diavolo. In certi
momenti alla gente, che si trovava a passare davanti al Caffè, sem-
brava che noi ci litigassimo e ci lanciassimo delle invettive. Ma la sera
si studiava sul serio, sia per preparare la lezione del domani, sia per
continuare i nostri studi interrotti e procurarci qualche altro titolo
scientifico, che ci potesse giovare nella carriera scolastica.
Ci furono di grande aiuto la Biblioteca del Comune e le biblioteche
private, ricche di libri rari lunigianesi, di Raimondo Lari e del sig.
Bordigoni, mecenati e gentiluomini di antico stampo. Preziosa fu per
me e Pellizzari la conoscenza del Dott. Biso, medico primario
dell’ospedale. Egli nutrì una grande simpatia per noi; e, siccome era
uno scapolone impenitente, ci voleva tutti i giorni a desinare, perché
non voleva mangiar solo, a litigare magari con la domestica. Per
mezzo di un elegante calessino, guidato abilmente da lui, ci fece co-
noscere quasi tutta la Lunigiana: egli era conosciutissimo in tutti i
paesi attorno a Sarzana, e, quando era costretto ad andarvi, per visite
mediche, noi figuravamo come assistenti, anche se non eravamo
buoni a tenere in mano fasce e pinze.
Nel 1906 la Società sarzanese pro Cultura prese l’iniziativa di ce-
lebrare il sesto centenario della venuta di Dante in Lunigiana, come
procuratore dei Marchesi di Malaspina. Si formò allora un Comitato,
di cui io e Pellizzari fummo chiamati a far parte; questo Comitato, a
sua volta, nominò un gruppo di uomini egregi con a capo Giovanni
Sforza, illustratore insigne della storia e dell’arte lunigianese, per
condurre a compimento le feste e il programma concertato. Questo
programma venne elaborato ed attuato con alacrità e nobiltà di
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)