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Ricordi di un ex Normalista                                      765


                    propositi. La mattina del 6 ottobre, infatti, si inaugurò, in piazza della
                    Calcandola (oggi Gramsci), a destra del portone del Municipio, una
                    lapide in marmo con una bellissima iscrizione di A. Pellizzari, fra il
                    plauso del popolo e delle numerose associazioni intervenute; e poi si
                    tenne, nel salone del Palazzo comunale, un’adunanza generale della
                    Società Dantesca Italiana, presieduta da Isidoro Del Lungo . Fra gli
                                                                               47
                    ospiti  illustri  ricordiamo  Alessandro  D’Ancona,  Pio  Rejna ,  Fedele
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                    Romani , ed altri.
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                       La Domenica, 7 ottobre, di mattina, questi ospiti illustri conven-
                    nero nella sede dell’Archivio notarile ad ammirare i documenti dan-
                    teschi custoditi con gelosa cura. Fra essi sono la procura di France-
                    schinu Malaspina a Dante e la pace stipulala da Dante fra il Mala-
                    spina e il Vescovo di Luni, A. Da Camilla. Di questa visita si redasse
                    un processo verbale, firmato da tutti i presenti.
                       Subito dopo si partì per la villa di Caniparola, costituita da un
                    magnifico edificio del ‘600 con giardino a disegni di mortella e ricco
                    di decorazioni, che attestano lo splendore di quell’epoca classica delle
                    villeggiature italiane. Quivi il marchese Alfonso Malaspina dello spino
                    fiorito (c’è un altro ramo dei Malaspina; quello dello spino secco) aveva
                    invitato tutti i festeggiatori di Dante. Il banchetto, di settanta coperti,
                    tenuto nella miglior sala del palazzo, decorata sfarzosamente con mo-
                    bili ed arazzi di lusso, comprovò la squisita ospitalità e magnanimità
                    del Signore del luogo, che così fedelmente continuava le tradizioni
                    gloriose di quella Casa, che Dante ha eternato nei magnifici versi del
                    Purgatorio:  «La  fama  che  la  nostra  casa  onora,  /  grida  i  signori  e
                    grida la contrada, / sì che ne sa chi non vi fu ancora».
                       Si mangiò con appetito invidiabile, se non a quattro ganasce, a
                    due di certo: i cibi erano prelibati, perché confezionati anche dai mi-
                    gliori cuochi e sguatteri fiorentini, fatti venire apposta, e poi servito
                    da camerieri in livrea del ristorante Doney di Firenze, che se ne sta-
                    vano dritti e impalati, intuentes convivarum nutum, come dice uno
                    scrittore latino. Io, ch’ero del tutto ignorante di etichetta conviviale,
                    non essendomi mai trovato in pranzi di gala, commisi uno sbaglio,
                    che mi costò la perdita di un piccione arrosto col relativo contorno.
                    Avendo,  per  un  colpo  forte  di  tosse,  deposta  la  forchetta  sopra  il
                    piatto, e non sul tavolo accanto al piatto, per ripulirmi il viso, un
                    cameriere, che stava proprio dietro di me, credendo chi io fossi ormai
                    sazio dell’arrosto, portò via, senza dirmi nulla, il piatto col contenuto.
                    Ci rimasi male e quasi volevo afferrarlo per la coda della livrea: ma


                       47  Isidoro Del Lungo (1841-1927), poeta, storico e uomo politico.
                       48  Pio Rejna (1847-1930), normalista, dantista.
                       49  Fedele Romani (1855-1910), scrittore e critico letterario.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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