Page 224 - 1
P. 224

766                                                Michele Lupo Gentile


                ne astenni, guardando l’amico Pellizzari, che rideva di gusto per la
                mia  sbadataggine,  senza  far  motto:  mi  contentai  solo  di  annusare
                l’odore, che emanava dal piccione arrostito del mio collega, mi rifeci
                però ad usura con le altre portate, coi dolci e coi vini squisiti delle
                Cinque Terre.
                   Subito dopo il banchetto, che fu coronato con felici saggi di elo-
                quenza, specie da parte di Giovanni Sforza , Filippo Crispolti , Ales-
                                                         50
                                                                            51
                sandro D’Ancona e Isidoro Del Lungo, si partì, alcuni in carrozza,
                altri pedetentim, per un saliscendi di poggi, più o meno alti, per Ca-
                stelnuovo Magra, a 6 Km circa di distanza, per visitare il castello, che
                un tempo fu abitato dal Vescovo di Luni. All’entrata del paese, che
                aveva un aspetto lieto e ridente, fummo accolti da tutta la popola-
                zione festante, e ci avviammo, in lungo corteo, preceduti dalla musica
                comunale,  al  luogo  designato.  Il  sindaco  Michele  Ferrari,  studioso
                emerito di filosofia ed enologo valente, dopo averci confortato lo sto-
                maco con certi vinetti prelibali quinquagenari, ci condusse alla va-
                stissima terrazza, donde i ruderi dell’antico castello dominano an-
                cora, quasi fieri e superbi della grandezza antica, la Val di Magra, fra
                l’Alpe e il mare.
                   La vecchia torre s’ergeva dritta al cielo coi suoi spalti e bastioni.
                Saliamo? Non tutti ebbero il coraggio, specialmente quelli che si sen-
                tivano spedati, stracchi e trafelati, per essere venuti a piedi. Solo io,
                ch’ero allora nel pieno vigore delle forze, seguito da Pellizzari e Rizzi,
                volli per il primo tentare l’ascesa; e le ampie falde dottorali svolaz-
                zanti mi ondeggiavano dietro maestosamente. Somigliavano, secondo
                quello che poi scrisse il Pellizzari sul Torneo, settimanale sarzanese,
                alle ali di un mostruoso vespertilio, assopitosi nel Trecento e desta-
                tosi, a cagione del nostro allegro baccano, dopo sei secoli di profon-
                dissimo sonno. Il cilindro colossale, che premeva sulla mia zucca,
                alto e duro come uno staio (l’aveva tirato fuori per me, da un vecchio
                guardaroba  di  famiglia,  l’amico  Raimondo  Lari)  sembrava,  a  quelli
                che mi stavano a contemplare dal basso, un comignolo fuligginoso,
                luccicante ai raggi del sole cadente.
                   Dopo i festeggiamenti, si riprese la solita vita scolastica, con più
                ardore di prima, perché soddisfatti dell’opera prestata nel Comitato
                dantesco. Ma, di tanto in tanto, ci divertivamo con gli amici ora in
                casa Lari, ora in casa Biso, ora al Circolo degli Impiegati, in occasione
                di qualche thè danzante. Poiché ‒ bisogna dirlo ad onore di quella
                cittadina ligure (tanto calunniata e a torto, per la spedizione fascista
                del ‘21) ‒ tutte le famiglie facevano a gara per averci. Il più musone e


                   50  Giovanni Sforza (1846-1922), direttore dell’Archivio di Stato di Massa.
                   51  Filippo Crispolti (1857-1942), giornalista, politico del movimento cattolico.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   219   220   221   222   223   224   225   226   227   228   229