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Ricordi di un ex Normalista 769
fossi diventato matto; ma poi, ripensandoci, mi venne incontro, mi
abbracciò e accettò la mia proposta.
Studiammo il piano in tutti i particolari: il Pelide Achille avrebbe
cercato d’indurre la signorina, entrando da una porticina del giardino
di casa, a seguirla; poi io, che dovevo stare frattanto rincantucciato
in un angolo di strada lì vicino, avrei dovuto correre a un segno con-
venuto, al fondaco di uno stalliere di nostra conoscenza, che avrebbe
dovuto subito allestire un calessino, per portare i fuggitivi in una
campagna fuori della città verso Fosdinovo. Al mattino io sarei an-
dato a scuola regolarmente: avrei fatto lo gnorri, dicendo al Direttore,
che mi avrebbe chiesto certo notizie del Pellizzari, che non ne sapevo
nulla; poi le cose si sarebbero appianale per mezzo di comuni amici.
L’impresa ardita sembrava di facile attuazione; ma la ragazza non
aprì la porticina del giardino e io, che aspettavo un fischio o un col-
petto di tosse, vidi avanzare l’amico tutto desolato e colle orecchie
abbassate. Avevo sperato tanto nella riuscita del piano strategico, e
perciò rimasi colle pive nel sacco!
La mancata fuga, se amareggiò l’amico, lo convinse sempre più
che non valeva la pena di perdere la testa per una donzella che
l’amava solo all’acqua di rose, non osando ribellarsi ai suoi genitori.
Due mesi dopo, essendo in ottime relazioni colla famiglia del Prof.
Guido Mazzoni, Pellizzari si fidanzò con una delle figlie di lui, la Sil-
via, buona e santa creatura, che poi sposò, e rimase a lui affeziona-
tissima.
Anch’io, dopo un anno di fidanzamento, sposai a Sarzana [Gisella
Berghini ], la mattina del 28 dicembre 1908, alle ore 5 e 30, proprio
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nello stesso istante in cui avvenne il terremoto di Messina .
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52 Gisella Berghini era nipote ex filio di Pasquale Berghini (1798-1881), condannato a
morte nel 1833 insieme con Mazzini. Rifugiatosi in esilio in Corsica, a Parigi e a Londra,
in dissidio con Mazzini si collocò su posizioni più moderate e nel 1840 poté ritornare in
Italia a Lucca e infine, ottenuta la grazia nel 1847, si ritirò nella sua Sarzana, della quale
fu sindaco nel 1869. Deputato nel 1848 e nel 1849, fu vicino a Gioberti ‒ ministro e pre-
sidente del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna nel 1848-49 ‒ il quale gli affidò
alcuni incarichi diplomatici. Per dissidi con Cavour, si allontanò dall’attività politica.
53 L’ora del matrimonio oggi può destare qualche perplessità. Alle ore 5,30 del 28
dicembre era buio e solitamente di primissima mattina, proprio al buio per non destare
scandalo, si sposavano coloro che il matrimonio lo avevano già consumato, come sa-
rebbe accaduto nel caso la fuga che Michele aveva consigliato all’amico Pellizzari fosse
riuscita. È certo che per il matrimonio giunsero a Sarzana da Castelbuono anche i fa-
miliari di Michele e in particolare mastro Lorenzo. Penso quindi che la fase burocratica
si fosse svolta in chiesa nel pomeriggio del giorno 7 e che i festeggiamenti continuarono
per tutta la notte nella villa della famiglia Berghini, per consentire ai novelli sposi di
formalizzare nella prima messa mattutina il matrimonio con la comunione e la benedi-
zione sacerdotale. A quei tempi ‒ e ancora per parecchi decenni ‒ le messe si celebravano
soltanto di mattina e quindi di pomeriggio non era possibile comunicarsi: la messa po-
meridiana, chiamata messa vespertina, fu istituita soltanto con la costituzione apo-
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)