Page 227 - 1
P. 227

Ricordi di un ex Normalista                                      769


                    fossi diventato matto; ma poi, ripensandoci, mi venne incontro, mi
                    abbracciò e accettò la mia proposta.
                       Studiammo il piano in tutti i particolari: il Pelide Achille avrebbe
                    cercato d’indurre la signorina, entrando da una porticina del giardino
                    di casa, a seguirla; poi io, che dovevo stare frattanto rincantucciato
                    in un angolo di strada lì vicino, avrei dovuto correre a un segno con-
                    venuto, al fondaco di uno stalliere di nostra conoscenza, che avrebbe
                    dovuto  subito  allestire  un  calessino,  per  portare  i  fuggitivi  in  una
                    campagna fuori della città verso Fosdinovo. Al mattino io sarei an-
                    dato a scuola regolarmente: avrei fatto lo gnorri, dicendo al Direttore,
                    che mi avrebbe chiesto certo notizie del Pellizzari, che non ne sapevo
                    nulla; poi le cose si sarebbero appianale per mezzo di comuni amici.
                    L’impresa ardita sembrava di facile attuazione; ma la ragazza non
                    aprì la porticina del giardino e io, che aspettavo un fischio o un col-
                    petto di tosse, vidi avanzare l’amico tutto desolato e colle orecchie
                    abbassate. Avevo sperato tanto nella riuscita del piano strategico, e
                    perciò rimasi colle pive nel sacco!
                       La mancata fuga, se amareggiò l’amico, lo convinse sempre più
                    che  non  valeva  la  pena  di  perdere  la  testa  per  una  donzella  che
                    l’amava solo all’acqua di rose, non osando ribellarsi ai suoi genitori.
                    Due mesi dopo, essendo in ottime relazioni colla famiglia del Prof.
                    Guido Mazzoni, Pellizzari si fidanzò con una delle figlie di lui, la Sil-
                    via, buona e santa creatura, che poi sposò, e rimase a lui affeziona-
                    tissima.
                       Anch’io, dopo un anno di fidanzamento, sposai a Sarzana [Gisella
                    Berghini ], la mattina del 28 dicembre 1908, alle ore 5 e 30, proprio
                             52
                    nello stesso istante in cui avvenne il terremoto di Messina .
                                                                              53


                       52  Gisella Berghini era nipote ex filio di Pasquale Berghini (1798-1881), condannato a
                    morte nel 1833 insieme con Mazzini. Rifugiatosi in esilio in Corsica, a Parigi e a Londra,
                    in dissidio con Mazzini si collocò su posizioni più moderate e nel 1840 poté ritornare in
                    Italia a Lucca e infine, ottenuta la grazia nel 1847, si ritirò nella sua Sarzana, della quale
                    fu sindaco nel 1869. Deputato nel 1848 e nel 1849, fu vicino a Gioberti ‒ ministro e pre-
                    sidente del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna nel 1848-49 ‒ il quale gli affidò
                    alcuni incarichi diplomatici. Per dissidi con Cavour, si allontanò dall’attività politica.
                       53  L’ora del matrimonio oggi può destare qualche perplessità. Alle ore 5,30 del 28
                    dicembre era buio e solitamente di primissima mattina, proprio al buio per non destare
                    scandalo, si sposavano coloro che il matrimonio lo avevano già consumato, come sa-
                    rebbe accaduto nel caso la fuga che Michele aveva consigliato all’amico Pellizzari fosse
                    riuscita. È certo che per il matrimonio giunsero a Sarzana da Castelbuono anche i fa-
                    miliari di Michele e in particolare mastro Lorenzo. Penso quindi che la fase burocratica
                    si fosse svolta in chiesa nel pomeriggio del giorno 7 e che i festeggiamenti continuarono
                    per tutta la notte nella villa della famiglia Berghini, per consentire ai novelli sposi di
                    formalizzare nella prima messa mattutina il matrimonio con la comunione e la benedi-
                    zione sacerdotale. A quei tempi ‒ e ancora per parecchi decenni ‒ le messe si celebravano
                    soltanto di mattina e quindi di pomeriggio non era possibile comunicarsi: la messa po-
                    meridiana,  chiamata  messa  vespertina,  fu  istituita  soltanto  con  la  costituzione  apo-


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Dicembre 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   222   223   224   225   226   227   228   229   230   231   232