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                Le scritture del disastro

                                  «Havendo noi tenuto diversi avisi delli terremoti» .
                                                                                  53

                   Così iniziava un documento firmato dal viceré di Napoli, duca di
                Medina de las Torres, e dai componenti del Consiglio Collaterale, con
                il quale Ettore Capacelatro era designato commissario straordinario
                per il terremoto, che nel 1638 prostrò le due province della Calabria .
                                                                                  54
                Scritta il 22 aprile, ovvero a meno di un mese dalla prima scossa, la
                disposizione segnalava la marea di avvisi, che aveva inondato gli scrit-
                toi dell’amministrazione partenopea . Di fronte al sisma la prima rea-
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                zione delle autorità locali era stata, come da consuetudine, l’invio di
                suppliche alla corte di Napoli.
                   L’interesse per i disastri, però, non era limitato ai membri dell’am-
                ministrazione vicereale; più di vent’anni dopo, in effetti, la lettera del
                conte di Peñaranda a Filippo IV lasciava trapelare l’impatto emotivo,
                che il terremoto calabrese del 1659 aveva avuto sulla popolazione na-
                poletana, «de mano en mano se yvan reciviendo mas particulares avi-
                sos» . Durante l’età moderna i disastri naturali divennero, in realtà,
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                un tema di conversazione quotidiana, everyday communication, che
                provocava un coinvolgimento trasversale all’interno della società, poi-
                ché i sismi avevano importanti implicazioni sul piano religioso e mo-
                rale agli occhi dei contemporanei .
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                   Il 6 agosto 1688 da Napoli, ancora sotto shock per il terremoto di
                giugno, Antonio de Silva spedì una missiva al duca dell’Infantado, che
                lasciava  intravedere  le  conversazioni  sulle  scosse  successive  tra  gli
                strati più umili della città: «me dicen algunos barqueros del Piço le
                hubo en aquel lugar» . L’interessamento per i disastri naturali, in ogni
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                modo, non fu una prerogativa delle società europee, anche le testimo-
                nianze dal Nuovo Mondo dimostravano la curiosità che causavano i


                   53  Asn, Cancelleria e Consiglio, Collaterale, Cancelleria, Curiae, busta 112, f. 18v.
                Ordine per la nomina di Ettore Capacelatro, Napoli 22 aprile 1638.
                   54  Sulle cariche di Ettore Capacelatro: G. Intorcia, Magistrature nel Regno di Napoli
                cit., p. 286.
                   55  Rispetto alla differenza degli avvisi tra l’area italiana e l’ispanica (quindi anche il
                Regno di Napoli e la Sicilia): G. Varriale, La vuelta a Levante. Fernando el Católico en
                Nápoles frente al Turco, «Estudis. Revista de Historia Moderna», 43 (2017), pp. 69-96.
                   56  Ags, Secretarias Provinciales, Legajo 30, s. f. Viceré Peñaranda a Filippo IV, Napoli
                29 novembre 1659.
                   57  La categoria di everyday communication è utilizzata in questo contesto per riferirsi
                a quelle comunicazioni informali, spesso orali, che occorrono nella quotidianità: J-P.
                Ghobrial, The Whispers of Cities: Information Flows in Istanbul, London, and Paris in the
                Age of William Trumbull, Oxford University Press, Oxford, 2013, p. 14.
                   58   Ahnb,  Osuna,  CT.  96,  D.  41.  Antonio  de  Silva  a  duca  dell’Infantado,  Napoli  6
                agosto 1688.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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