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L’informazione sui terremoti nella Monarchia ispanica (secoli XVI-XVII)   169


                    sopravvisuti «por el riesgo manifiesto que amenaza lo que ha quedado
                    en pie» .
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                       Dopo poco più di un mese dal terremoto del 1688 occorso nel Regno
                    di Napoli, i membri del Consejo de Italia discussero, per la prima volta,
                    una relazione dettagliata, che il viceré conte di Santiesteban trasmise
                    con urgenza a Madrid sulla situazione della capitale partenopea, sven-
                    trata dalle scosse: la caduta «de las casas es de summa consideracion
                    sin poderse tantear su importe por ser en gran numero las que han
                    padecido» . Delle informazioni da Napoli, i consejeros del monarca evi-
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                    denziarono,  anzitutto,  la  precarietà  di  un  edificio  emblematico,  la
                    chiesa del Gesù Nuovo, che per «arquitectura y pintura se estimava
                    por la mejor de aquella ciudad» . L’informazione divenne un tema di
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                    conversazione nelle piazze e nelle strade della capitale tanto che Ja-
                    cinto de Arcayna, agente del duca di Gandia a Madrid, inviò una let-
                    tera, nella quale segnalò come il terremoto di Napoli «arruino muchos
                    edificios de los mas principales, y haber derribado algunos combentos,
                    y entre estos nombravan al Jesus» .
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                       Nella lontana Manila la distruzione dell’architettura urbana aveva
                    implicazioni sul piano politico e, soprattutto, religioso, poiché la cat-
                    tedrale e i conventi erano tra le poche costruzioni di pietra . In seguito
                                                                            97
                    al terribile sisma del 1646, i francescani delle Filippine stilarono una
                    missiva per Filippo IV, nella quale erano analizzate le difficoltà ende-
                    miche della regione, dove mancavano fondi e funzionari per il mante-
                    nimento della colonia e l’espansione del cattolicesimo in Asia, che ora
                    erano aggravate dal disastro naturale: «vinieron al suelo casi todos los
                    edificios de la ciudad y los que quedaron estan tan lastimados que no
                    se pueden habitar. Uno fue el Convento de San Francisco, y aunque
                    asisten en el los Religiosos es con sobresaltos» .
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                       Una testimonianza eccezionale, intorno alla distruzione materiale
                    di un terremoto, fu trasmessa a Madrid dall’arcivescovo di Lima, Mel-
                    chor Liñán y Cisneros, poiché l’alto prelato raccontò l’episodio calami-





                       93  Ahn, Consejo, Legajo 51436, expediente 8. Murcia, settembre 1674.
                       94  Ags, Secretarias Provinciales, Legajo 56, s. f. Relación de los daños que ha occasio-
                    nado en la Ciudad y Reyno de Napoles el terremoto el dia 5 de Junio de 1688.
                       95  Ivi, Legajo 56, s. f. Consejo de Italia, Madrid 9 luglio 1688.
                       96  Ahnb, Osuna, CT. 112, D. 7. Jacinto Arcayna al duca di Gandia, Madrid 7 luglio
                    1688.
                       97  M.L. Díaz-Trechuelo Spínola, Arquitectura española en Filipinas (1565-1800), Pu-
                    blicaciones de la Escuela de Estudios Hispano-Americanos de Sevilla, Sevilla, 1959, pp.
                    5-36.
                       98  Agi, Filipinas, 81, n. 10. I frati di San Francesco a Filippo IV, Manila 4 agosto
                    1646.


                                                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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