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172 Gennaro Varriale
nali organizzate in città: «Melchor de Navarra virrey salió con el pueblo
por las calles con publica penitencia» 110 .
Il sisma come ierofania, in ogni modo, non era una caratteristica
dell’Europa cristiana: atteggiamenti simili, di fatto, erano riscontrabili
nelle terre più lontane 111 . Il cinque giugno del 1680, il governatore
delle Filippine, Juan de Vargas, compilò un dispaccio sull’evangelizza-
zione in Cina. Il responsabile dell’amministrazione ispanica a Manila
perciò riportò le notizie, che il vicario generale dei francescani aveva
inviato da Pechino. Il frate informò pure su un terremoto che aveva
provocato più di trentamila morti nella capitale Qing. Secondo Juan
de Vargas, però, la conseguenza più interessante del sisma era stata
la punizione di dio a un rito organizzato dagli autoctoni, «haviendo
sacado en cierta villa de aquella provincia un idolo en procession por
remedios: se abrio la tierra y trago a quanto iban en ella con que Dios
mediante se espera el que acaben de abrir los ojos» 112 .
Nelle interpretazioni coeve i terremoti condizionavano il comporta-
mento della popolazione, poiché in seguito a un disastro naturale era
ritenuto probabile che i sopravvissuti organizzassero proteste per le
condizioni della zona o il ritardo degli aiuti, «se temia pudiera haver
seguido desorden de hurtos, como en los lugares que padecieron esta
desgracia» 113 . Nella prima riunione celebrata dopo il sisma napoletano
del 1688, i componenti del Consejo de Italia invece segnalarono sod-
disfatti a Carlo II, che il disastro non aveva causato alcun tipo di dis-
senso, anzi «la gente havia andado aquellos quatro dias con gran de-
vocion en procesiones y actos penitentes» 114 . Il terremoto era stato,
paradossalmente, positivo per la morale dei sudditi partenopei.
Un’altra immagine ricorrente nelle scritture del disastro era la sal-
vezza miracolosa di una o più persone, che scampavano alla morte
grazie alla protezione di dio, della madonna o di un santo. Nel 1539,
dalla fortezza di Bona in rovina, il capitano Zagal garantì all’imperatore
Carlo V, che la sua salvezza era stata possibile soltanto per l’interven-
to divino. Secondo il resoconto del militare, il terremoto difatti aveva
110 Ahnb, Osuna, CT. 112, D. 6. Jacinto Arcayna al duca di Gandia, Madrid 30 giu-
gno 1688. Sulle processioni nell’America ispanica: M.E. Petit-Breuilh Sepúlveda, Reli-
giosidad y rituales hispanos en América ante los desastres (siglos XVI-XVII): las procesio-
nes, «Revista de historia moderna. Anales de la Universidad de Alicante», 35 (2017), pp.
83-115.
111 Si vedano i saggi raccolti in G.J. Schenk (a cura di), Historical Disaster Experi-
ences: Towards a Comparative and Transcultural History of Disasters across Asia and
Europe, Springer, New York, 2017.
112 Agi, Filipinas, 11, r. 1, n. 16. Juan de Vargas a Carlo II, Manila 5 giugno 1680.
113 Ags, Secretarias Provinciales, Legajo 56, s. f. Consejo de Italia, Madrid 23 luglio
1688.
114 Ivi, Legajo 56, s. f. Consejo de Italia, Madrid 9 luglio 1688.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)