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                dell’età moderna il simbolo più emblematico di tale rovesciamento era,
                senza dubbio, il crollo delle chiese. Nel 1648, dalla martoriata Manila,
                il cabildo della città informò il Consejo de Indias che, in seguito ai
                continui sismi, era impossibile officiare la messa nella cattedrale, per
                cui «celebravan los divinos officios en un cajal de paja con indecencia
                y mucho desdoro»  117 . Nelle Filippine, zona di contatto e frizione tra
                diverse confessioni, un problema sostanziale per le autorità clericali
                era l’interpretazione sullo stato fatiscente della chiesa, che avrebbero
                dato i neofiti, poiché la conversione degli autoctoni dipendeva anche
                dallo  splendore  dei  templi,  «a  vista  de  todas  estas  naciones  nueva-
                mente convertidas» 118 .
                   I  terremoti  alteravano  evidentemente  la  normalità,  quindi  negli
                spazi colpiti dal disastro esisteva un humus fertile per il dissenso so-
                ciale e politico, oltre a rappresentare un’opportunità di guadagno per
                personaggi senza scrupoli. Nel 1638 la corte di Napoli ricevette infor-
                mazioni  allarmanti  dalla  Calabria:  gli  abitanti  di  diverse  università
                avevano attaccato il reggimento di soldati comandati da Roberto Dat-
                tilo, maestro di campo 119 . Il duca Medina de las Torres chiese deluci-
                dazioni a Ettore Capacelatro che, come ricordato, era l’incaricato del
                viceré per le questioni relative al sisma calabrese, «informatione delli
                eccessi che alcuni cittadini di Cotrone e Paganici havean commesso
                contro li soldati» 120 .
                   L’autorità vicereale impose un’inchiesta sugli avvenimenti che, al
                contrario, avrebbe dimostrato la brutalità della soldatesca 121 . La testi-
                monianza del frate Romualdo de Pidau, in particolare, attestò le ves-
                sazioni del capitano Carlo Venere, nipote di Dattilo, contro i contadini
                dell’hinterland cosentino con la scusa che erano disertori: «mi trema il
                cuore di dirlo [...] li fa spogliare nudi e li fa donare con un nodoroso
                bastone 500 bastonati dopo li composta per danari»  122 . In seguito al
                terremoto  del  1638  gli  abusi  dei  militari  dovettero  essere  alquanto
                estesi per l’intero territorio, la stessa università di Catanzaro, in Cala-
                bria Ultra, protestava con il duca Medina de las Torres: «il sargente




                   117  Agi, Filipinas, 2, n. 103. Consejo de Indias, Madrid 17 luglio 1649.
                   118  Ivi, 77, n. 67. Decano e cabildo della chiesa metropolitana delle Filippine, Manila
                primo maggio 1648.
                   119  Sulla reazione della popolazione all’arrivo degli uomini del re: N. Silva Prada, La
                política de una rebelión: los indígenas frente al tumulto de 1692 en la ciudad de México,
                El Colegio de México, México DF, 2007.
                   120  Asn, Segreterie dei Viceré, Scritture diverse, vol. 69, s. f. Ettore Capecelatro al
                viceré Medina de las Torres, Napoli 23 luglio 1638.
                   121  Ivi, vol. 70, s. f. Relazione dell’Udienza di Calabria Citra, Cosenza 18 maggio 1638.
                   122  Ivi, vol. 70, s. f. Relazione di Romualdo de Pidau, Cosenza 18 maggio 1638.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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