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Abolire il gioco per placare l'ira divina                        197


                       I tempi della comunicazione tra Roma e Madrid non erano certo
                    quelli tra Roma e Napoli. Del terremoto nel Regno di Napoli si seppe in
                    Castiglia a inizio luglio. Lo sconcerto a corte fu descritto dal cardinale
                    Durazzo nella lettera dell’8 luglio, in cui il nunzio si impegnava a se-
                    guire le disposizioni. Riteneva l’obiettivo dell’abolizione della benefi-
                    ciata raggiungibile: aveva ricevuto indiscrezioni sul parere favorevole
                    di alcuni membri del Consejo de Italia , e poteva verificare di giorno
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                    in giorno quanto Carlo II fosse propenso a sostenere iniziative per pla-
                    care l’ira divina manifestatasi nel Regno di Napoli. Tra queste, le pro-
                    cessioni e le celebrazioni eucaristiche nella cappella reale, una delle
                    quali era stata officiata dallo stesso Durazzo. Si legge infatti in un fo-
                    glio di avvisi trascritto per Cybo:

                       Sua Maestà in riguardo delle disgratie succedute in Napoli e nel Regno, hà
                    ordinato, che si lasci la festa de’ Tori, che dovea esser hieri, et invece cominciò
                    hieri Sua Maestà una rogativa publica nella sua Cappella, dove cantò Messa
                    Pontificale il Cardinale Nunzio, et è uscito Decreto à tutti li Consegli, perché
                    ancor essi in Corpo di Tribunale faccino tre giorni di rogative in quelle Chiese
                    che stimeranno più à proposito 49 .

                       Il cardinale Durazzo espose la posizione della Santa sede in una
                    lettera al Consejo de Italia. Intanto, sulla base delle informazioni di
                    prima mano cui aveva accesso, poteva già anticipare a Cybo «che la
                    sospensione fattane dall’Illustre Viceré di Napoli passerà in abolitione
                    perpetua, perché tale è stato il parere del Consiglio di Stato e di quello
                    d’Italia, et hieri sera viddi i medesimi sentimenti nel Sig. Conte d’Oro-
                    pesa» .
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                       La risoluzione fu presa il 3 agosto dal Consejo de Estado, che esa-
                    minò la consulta del Consejo de Italia formulata sulla base delle lettere
                    del viceré Santiesteban, del nunzio Durazzo e dell’ambasciatore spa-
                    gnolo a Roma, Luis Francisco de la Cerda Aragón, duque de Medinaceli
                    (il futuro viceré di Napoli è indicato nelle fonti con il titolo di «Marqués
                    de Cogolludo»). Le questioni da dirimere erano tre: la sospensione della
                    beneficiata, decisa dal viceré e dal Collaterale per contrastare gli «exe-
                    crables delitos que en el se cometían»; le misure del viceré per coprire
                    i mancati introiti derivanti dalla sospensione; l’abolizione definitiva del
                    gioco per placare l’ira divina perorata da Innocenzo XI attraverso il suo
                    rappresentante a Madrid. Il Consejo de Italia condivise pienamente gli
                    interventi delle istituzioni napoletane, in merito sia alla sospensione



                       48  Aav, Segreteria di Stato, Spagna, 167, Durazzo a Cybo, Madrid, 8 luglio 1688, c.
                    461r.
                       49  Ivi, [foglio di avvisi], Madrid, 15 luglio 1688, c. 492r.
                       50  Ivi, Durazzo a Cybo, Madrid, 22 luglio 1688, c. 484r.


                                                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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