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34 Cecilia Carnino
dell’editore l’opera era attribuita al «morto presidente Giannin», ovvero
Jeannin, «un Nestore valente quanto un Achille, & un buon ingegno al
pari di un braccio forte», altri avevano affermato come l’autore fosse in
realtà il «morto Signor di Refuge» . La dedica al duca di Mantova, con
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la relativa incisione, rappresenta invece un nuovo importante ele-
mento di paratesto, non solo finalizzato a un adattamento e a una
diversa contestualizzazione dello scritto, ma allo stesso tempo capace
anche di fornire un’interpretazione del trattato, un’attribuzione imme-
diata di significato, come insieme di conoscenze e saperi necessari al
principe per ben governare.
Sul piano più squisitamente legato al processo traduttivo, quella
realizzata da Zuccati appare come una traduzione essenzialmente fe-
dele all’originale, con un ruolo attivo del traduttore sul testo piuttosto
limitata. Da un lato, manca l’inserimento di note e apparati, gli stru-
menti principali attraverso i quali il traduttore poteva realizzare
un’operazione di appropriazione e di intervento sullo scritto; dall’altro,
era ripresa senza alcun tipo di cambiamento la struttura del testo, la
sua articolazione in parti, sezioni e paragrafi, così come i titoli dei ca-
pitoli. Il risultato fu una traduzione largamente letterale, anche se non
mancarono pochi ma significativi interventi – al di là di quelli finaliz-
zati ad alleggerire lo scritto – volti ad adattare il contenuto dell’opera
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alle specificità e agli interessi di un nuovo e diverso pubblico rispetto
a quello per il quale era stata scritta.
Mentre non si rintracciano cambiamenti di rilievo sulle parti di con-
tenuto religioso ‒ e d’altra parte il trattato francese, che inglobava pie-
namente la religione nella sfera della ragion di stato, era distante da
un approccio anche latamente teologico e dalla discussione dei fonda-
menti della fede ‒ l’intervento di Zuccati si concentrò soprattutto su
alcuni passaggi relativi alla Repubblica di Venezia. Il Conseiller d’Estat
non proponeva spunti e materiali di quella trattatistica politica anti-
mitica su Venezia che circolò ampiamente in Francia nel corso del
Cinquecento, a partire da Bodin, e poi anche più ampiamente nel Sei-
cento . Venezia, assunta non come esempio di forma di governo mista
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74 «Al Lettore», in Il Consigliere di stato, overo raccolta delle considerationi più generali
intorno al maneggio de publici affari, Paolo Baglioni, Venezia, 1646.
75 In questa prospettiva si colloca l’eliminazione di alcune descrizioni relative alla
specificità della situazione francese, come per esempio quella sul valore del marco d’ar-
gento francese o di quelle, sulle quali aveva indugiato l’autore del trattato, relative all’at-
tività e organizzazione della compagnia olandese delle Indie orientali. (Le Conseiller
d’Estat (1632), cit, pp. 217-218, p. 223, p. 264).
76 Sul mito di Venezia si vedano almeno, G. Fasoli, Nascita di un mito, in Studi in
onore di Gioacchino Volpe, Sansoni, Firenze, 1958, vol. I, pp. 445-79; F. Gaeta, Alcune
considerazioni sul mito di Venezia, «Bibliothèque d’Humanisme et Renaissance», 23/1
(1961), pp. 58-75; P. Del Negro, Forme e istituzioni del discorso politico veneziano cit.,
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)