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                Serenissima doveva aver spinto il traduttore a scegliere di espungere
                il brano, che finiva per inficiare il mito di Venezia come incarnazione
                del governo misto, fondato sul coinvolgimento nella vita sociale e poli-
                tica del contributo di tutti i ceti e capace di contemperare in questo
                modo il potere del patriziato con la partecipazione del popolo . Nella
                                                                            79
                stessa  prospettiva,  il  traduttore  interveniva,  nel  medesimo  capitolo,
                eliminando il riferimento a Venezia nella riflessione sugli esempi sto-
                rici di repubbliche oligarchiche che in situazioni di necessità erano
                ricorse all’accentramento dei poteri in una sola persona .
                                                                      80
                   Passando  dal  piano  dei  meccanismi  istituzionali  e  di  governo  a
                quello della politica internazionale, il traduttore interveniva nel capi-
                tolo X della seconda parte del trattato, «Des causes de la ruine des
                Estats: Et des remedes que lon y peut apporter». Il capitolo affrontava
                la questione dell’invasione militare, additando come possibile opzione
                praticabile, in caso di disparità di forze, la corruzione in denaro dei
                nemici e richiamando quanto era stato «heureusement pratiqué» da
                Firenze, Venezia e Genova . Il cenno a Venezia era eliminato, mentre
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                si manteneva quello a Firenze e Genova. Nel lungo capitolo LII intito-
                lato «Des Traictez d’Alliance» il riferimento alla Guerra di Cipro, che
                aveva visto la vittoria di Venezia sui Turchi nella battaglia di Lepanto,
                doveva  suscitare  un  forte  coinvolgimento  nel  pubblico  veneto,  alle
                prese con una nuova guerra con l’Impero ottomano. L’episodio era ri-
                cordato in realtà dall’autore francese per riflettere sull’opportunità per
                uno stato di recedere da alleanze nel caso in cui le finalità per le quali
                queste erano state stipulate fossero venute meno, con riferimento allo
                scioglimento della Lega Santa in seguito alla firma separata di Venezia


                   79  P.M. Stocchi, G. Arnaldi (a cura di), Storia della cultura veneta, Neri Pozza, Vicenza,
                1976.
                   80  «Aussi en un trouble l’on a trouvé que le commandement d’un seul estoit neces-
                saire; & qui’il estoit fort mal-seur en temps plein de soupçons & de difficultez, & de
                defiances, de departir le Gouvernement des affaires à plusieurs. Les Lacedemoniens à
                cette occasion creerent l’Armoste; Les Tesalliens celuy qu’ils nommoient Archoes; Les
                Mitileniens leur grand Achimneté ; A Rome lon a creéle Dićtateur; A Venize le grand
                Providator» (Le Conseiller d’Estat (1632) cit., parte I, cap. III, «Des advantages & desvan-
                tages de la Seigneurie», p. 11).
                   81  «Que si l’ennemy et tellement puissant, & qu’il aittant d’avầtage sur nous, que du
                tout nous ne puissions resister; plutost que de perdre tout, il faudra ceder en quelque
                chose: Et silon en est quitte pour de l’argent comptant, en faisant, comme lon dit, un
                pont d’or à ses ennemis, ce fera bon marché. Ce qui a esté heureusement pratiqué par
                les Florentins, Venitiens, & Genois » (ivi, parte II, cap. X, «Des causes de la ruine des
                Estats: Et des remedes que lon y peut apporter», p. 408). La traduzione diventava: «se
                l’inimico è forte in modo, e ch’abbi tanto vantaggio sopra di noi, che non potiamo fargli
                una totale resistenza, bisognerà credere [qui la traduzione giusta era cedere] in qualche
                cosa più tosto, che perdere il tutto: e se si può ottenere quanto si desidera col mezzo del
                denaro, facendo, come si dice, un ponte d’oro all’inimico, farà bene. Il che è stato felice-
                mente pratticato da Fiorentini, e Genovesi» (Il Consigliere di stato cit., pp. 351-352).



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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