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36 Cecilia Carnino
Serenissima doveva aver spinto il traduttore a scegliere di espungere
il brano, che finiva per inficiare il mito di Venezia come incarnazione
del governo misto, fondato sul coinvolgimento nella vita sociale e poli-
tica del contributo di tutti i ceti e capace di contemperare in questo
modo il potere del patriziato con la partecipazione del popolo . Nella
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stessa prospettiva, il traduttore interveniva, nel medesimo capitolo,
eliminando il riferimento a Venezia nella riflessione sugli esempi sto-
rici di repubbliche oligarchiche che in situazioni di necessità erano
ricorse all’accentramento dei poteri in una sola persona .
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Passando dal piano dei meccanismi istituzionali e di governo a
quello della politica internazionale, il traduttore interveniva nel capi-
tolo X della seconda parte del trattato, «Des causes de la ruine des
Estats: Et des remedes que lon y peut apporter». Il capitolo affrontava
la questione dell’invasione militare, additando come possibile opzione
praticabile, in caso di disparità di forze, la corruzione in denaro dei
nemici e richiamando quanto era stato «heureusement pratiqué» da
Firenze, Venezia e Genova . Il cenno a Venezia era eliminato, mentre
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si manteneva quello a Firenze e Genova. Nel lungo capitolo LII intito-
lato «Des Traictez d’Alliance» il riferimento alla Guerra di Cipro, che
aveva visto la vittoria di Venezia sui Turchi nella battaglia di Lepanto,
doveva suscitare un forte coinvolgimento nel pubblico veneto, alle
prese con una nuova guerra con l’Impero ottomano. L’episodio era ri-
cordato in realtà dall’autore francese per riflettere sull’opportunità per
uno stato di recedere da alleanze nel caso in cui le finalità per le quali
queste erano state stipulate fossero venute meno, con riferimento allo
scioglimento della Lega Santa in seguito alla firma separata di Venezia
79 P.M. Stocchi, G. Arnaldi (a cura di), Storia della cultura veneta, Neri Pozza, Vicenza,
1976.
80 «Aussi en un trouble l’on a trouvé que le commandement d’un seul estoit neces-
saire; & qui’il estoit fort mal-seur en temps plein de soupçons & de difficultez, & de
defiances, de departir le Gouvernement des affaires à plusieurs. Les Lacedemoniens à
cette occasion creerent l’Armoste; Les Tesalliens celuy qu’ils nommoient Archoes; Les
Mitileniens leur grand Achimneté ; A Rome lon a creéle Dićtateur; A Venize le grand
Providator» (Le Conseiller d’Estat (1632) cit., parte I, cap. III, «Des advantages & desvan-
tages de la Seigneurie», p. 11).
81 «Que si l’ennemy et tellement puissant, & qu’il aittant d’avầtage sur nous, que du
tout nous ne puissions resister; plutost que de perdre tout, il faudra ceder en quelque
chose: Et silon en est quitte pour de l’argent comptant, en faisant, comme lon dit, un
pont d’or à ses ennemis, ce fera bon marché. Ce qui a esté heureusement pratiqué par
les Florentins, Venitiens, & Genois » (ivi, parte II, cap. X, «Des causes de la ruine des
Estats: Et des remedes que lon y peut apporter», p. 408). La traduzione diventava: «se
l’inimico è forte in modo, e ch’abbi tanto vantaggio sopra di noi, che non potiamo fargli
una totale resistenza, bisognerà credere [qui la traduzione giusta era cedere] in qualche
cosa più tosto, che perdere il tutto: e se si può ottenere quanto si desidera col mezzo del
denaro, facendo, come si dice, un ponte d’oro all’inimico, farà bene. Il che è stato felice-
mente pratticato da Fiorentini, e Genovesi» (Il Consigliere di stato cit., pp. 351-352).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)