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Per una storia della città di Odessa 43
buon livello, che toccano vari argomenti, sotto rubriche dai titoli evocativi,
quali “Contes et légendes”, “Chemins d’exil”, “Mémoire et nostalgie”, fra
cui spicca “Odessa la juive” . Non a caso, Guido Hausmann poteva inti-
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tolare un suo contributo già del 2003 Paradise Anticipated. The Jews of
Odessa in the 19th and 20th Centuries, che dava conto dell’importanza
nella memoria ebraica di una città «apparently imbued for many with a
special aura and fascination» .
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Odessa è infatti entrata nei testi letterari e culturali come una fra le
principali “città perdute” il cui ricordo è vivo nell’emigrazione seguita a
guerre e rivoluzioni, al pari di altre città di vecchi imperi, dalle grandi
capitali come Costantinopoli e Vienna, a quelle più piccole come Leopoli
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o Cracovia: a prescindere dalla città reale, e attuale, ne esiste una paral-
lela, dove la nostalgia e la mitizzazione si incontrano .
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Senz’altro il luogo comune più diffuso è quello di una natura multietnica
e multiculturale di Odessa, che in molte “narrazioni” post imperiali con-
serva una sua specifica vitalità . Sintetizzando un argomento che richie-
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derebbe molto spazio per essere adeguatamente sviluppato , si può dire
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che la principale comunità etnica era quella dei russi, collocati nello strato
più alto e più basso della scala sociale, quasi assenti nei ranghi della bor-
ghesia. Gli ucraini costituivano un gruppo relativamente ampio fra i popoli
slavi presenti in città, ma la loro percentuale sulla popolazione totale era
bassa, essendo scarsamente urbanizzati, qui, come nel resto dell’impero.
Lo status sociale dei polacchi era simile a quello dei russi, con una forte
polarizzazione fra ricchi e poveri: era questo del resto il caso degli slavi in
generale, fra cui bielorussi, bulgari e cechi, impiegati in lavori poco qualifi-
cati. Diverso il caso degli ebrei, la cui crescita numerica e sociale fu co-
stante lungo l’Ottocento, nonostante il fatto che le leggi promosse nel 1882
dal ministro Ignat’ev ne limitassero i diritti anche in una città che era sem-
pre stata, per la sua giovinezza e vocazione cosmopolita, più accogliente
6 Les Amis d’Odessa. 1914-2017, https://en.amis-odessa.fr/
7 Questo contributo si inseriva in un fascicolo dello «Jahrbuch des Simon-Dubnow-In-
stituts» a cura di Dan Diner sull’ebraismo dell’Europa orientale. Cfr. G. Hausmann, Paradise
Anticipated. The Jews of Odessa in the 19th and 20th Centuries, «Jahrbuch des Simon-Dub-
now-Instituts», n. 2 (2003), pp. 151-181, p. 151.
8 M.G. Bartolini, G. Brogi Bercoff (a cura di), Kiev e Leopoli. Il “testo” culturale, Firenze
University Press, Firenze, 2007.
9 A. Ferrari, G. Lami, Odessa - The Russian Portal to the Black Sea in the pre-revolutionary
period, relazione presentata al XXII Congresso Internazionale di Scienze Storiche, Jinan
2015, https://www.gcss.it/cish/congressi/
10 J. Schlör, Odessity: in Search of Transnational Odessa (or Odessa the best city in the
world: All about Odessa and a great many jokes) in C. Facchini (ed.), Modernity and the Cities
of the Jews, «Quest. Issues in Contemporary Jewish History. Journal of Fondazione CDEC»,
n. 2 (2011). url: www.quest-cdecjournal.it/focus.php?id=220
11 P. Herlihy, The Ethnic Composition of Odessa in the Nineteenth Century, «Harvard
Ukrainian Studies», vol. I, n. 1 (1977), pp. 53-78; A. Ferrari, G. Lami, Odessa cit.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Aprile 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)