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                coloniali per il viaggio di ritorno . Commercio di trasporto che, perlo-
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                più, proprio negli anni del saggio vinicolo del marchese Lascaris di
                Ventimiglia (1836-1838) subì una drastica riduzione a causa dell’em-
                bargo  imposto  alla  bandiera  sarda  dal  governo  di  Madrid,  che  non
                aveva gradito il sostegno dato da Carlo Alberto a Don Carlos; una ten-
                denza al ribasso confermata dalle statistiche del console Alloat: nel
                1836 si contavano ben 68 navi sarde entrate nel porto di Rio de Ja-
                neiro e 60 sortite da esso, nel 1837 furono 53 i bastimenti in ingresso
                e 61 quelli in uscita, mentre nel 1838 soltanto 41 legni erano entrati
                e usciti dal principale porto carioca .
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                   Il vino piemontese era dunque assolutamente minoritario in Bra-
                sile, con gli stessi naviganti genovesi che preferivano recarsi a Milazzo
                per acquistare i vini di Sicilia, più simili a quelli spagnoli (soprattutto
                dopo l’aggiunta della giusta dose di acquavite), e poi nelle rade della
                Catalogna per reperire le botti atte alla traversata oceanica : in questo
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                modo, gli astuti genovesi riuscivano a spacciare con grande lucro i vini
                siciliani in Sud America, facendoli passare come vini spagnoli, e in
                Brasile, facendoli passare come vini di Spagna e di Portogallo .
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                   Intorno al 1840 lo smercio dei vini nell’Impero subì un’altra scossa
                negativa a causa della decisione del governo brasiliano di fissare un
                diritto d’entrata ad valorem del 50% sulle bevande provenienti da quei
                paesi che non avevano ancora siglato un trattato commerciale con la
                corte di Rio de Janeiro . Un provvedimento, rinforzato poi dalla pro-
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                tezionistica tariffa Alves Branco (12 agosto 1844) , che favorì partico-
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                larmente il Portogallo – in quanto assimilava i vini di Tarragona, Ma-
                laga, Cette, Messina e gli altri del Mediterraneo a quelli portoghesi che
                in  Brasile  si  vendevano  due-tre  volte  tanto   –  e  l’Inghilterra,  che
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                   15  Ast, Lm Brasile, mazzo 1, Rio de Janeiro, 6 giugno 1835, n. 27.
                   16  Ast, Cn Rio de Janeiro, mazzo 1, Rio de Janeiro, 18 gennaio 1838, n. 7.
                   17  Le botti di legno di quercia, preferibile a quello di castagno e di gelso, erano con-
                siderate dal generale Staglieno le più adatte alla conservazione dei vini subalpini. Oltre
                che per le botti, ci si rivolgeva alla Spagna anche per ottenere i migliori tappi di sughero.
                P. F. Staglieno, Istruzione intorno al miglior modo di fare e conservare i vini in Piemonte
                cit., pp. 7 e 75.
                   18  G. Mamiani, Appendice alla memoria sulla necessità di far rivivere l'esportazione
                de' nostri vini, in Esercitazioni dell'Accademia Agraria di Pesaro, A. VII, s. I (1838), An-
                nessio Nobili, Pesaro, p. 38.
                   19  Ast, Lme Brasile, mazzo 1, Roma, 7 agosto 1839.
                   20  Tariffa che rialzava i dazi d’entrata del 25-30% sui prodotti che l’Impero non pos-
                sedeva e addirittura del 40-60% sui generi simili a quelli brasiliani. Ast, Cn Rio de Ja-
                neiro, mazzo 2, Rio de Janeiro, 26 luglio 1844, n. 14; Gazzetta Piemontese del 28 ottobre
                1844 (n. 246).
                   21  Sul mercato brasiliano i vini del Mediterraneo erano riusciti a essere competitivi
                con quelli portoghesi proprio per il loro prezzo inferiore. La nuova tariffa daziaria, che



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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