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282 Salvatore Ciriacono
sont implantées et réparties aux divers nœuds et relais de ces réseaux
en expansion» .
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In tale quadro e a monte, per quanto riguarda Venezia, sembra ac-
quisita l’evidenza di un patriziato meno coinvolto e interessato (quasi
sicuramente per le più sicure e proficue occasioni di investimento in
altri comparti dell’economia veneta, in primis gli investimenti fondiari)
a continuare una politica commerciale che l’aveva contraddistinto nei
secoli più fiorenti dell’espansione economica della Repubblica. A valle vi
era una realtà socio-etnica complessa, frantumata ma anche solidale
tanto che James Tracy ha proposto sia un «conflitto frenato» nella con-
quista dei vari mercati medio-orientali, sia una «age of partnership» .
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La risposta storica e storiografica deve quindi analizzare empirica-
mente l’operato di tali gruppi mercantili e proporre un’interpretazione
che tenga conto da un lato del contesto storico in cui essi operavano,
dall’altro dell’apporto decisivo che essi contribuirono nel sostenere
l’economia veneziana, con un’azione individuale e di gruppo, che que-
ste comunità mercantili esprimevano. Se questa è la possibile inter-
pretazione di fondo, è legittimo chiedersi quanto fossero stringenti i
legami, la sintonia, l’unità di intenti fra queste minoranze e lo stato
veneziano stesso, in un’epoca in cui l’idea di nazione e di sentire pa-
triottico non si erano certo espressi. In altri termini la comunità greca
o armena o ebraica e le altre ancora operavano a beneficio dei loro
gruppi etnico-religiosi o della Repubblica ? E al loro interno quale era
il livello di solidarietà o di estraneità ?
Tutte risposte da elaborare negli specifici contesti storici, rappor-
tandosi tali minoranze a dei mercati internazionali in forte mutamento
e ai quali occorreva adattarsi, e chi meglio di tali minoranze poteva
interloquire con altre minoranze che pur esistevano all’interno di altri
colossi come l’Impero ottomano e safavide, l’India dei Moghul o la Cina
dei Qing ? Minoranze che dovevano adattarsi a realtà in continua tra-
sformazione pena il loro estinguersi unitamente a quel «declino» gene-
rale dello stato veneziano. D’altro canto se è proponibile parlare di ri-
strutturazione e di conversione di molti settori manifatturieri nella Do-
minante e nella Terraferma, innegabilmente lo Stato da Mar e il com-
mercio che vi si sviluppava percorrevano un percorso suo proprio.
Certo i concorrenti nella conquista dei mercati internazionali non
mancavano, ed erano numerosi sia nell’Adriatico sia nel Mediterraneo:
20 L. Berger, Épilogue, in Histoire globale, mondialisations et capitalisme cit., spec.
p.440 ; fondamentali le pagine di Braudel dedicate ai circuiti mercantili in Les jeux de
l’échange cit., pp.117-173 ; U. Tucci, The Psychology of the Venetian Merchant in the
Sixteenth Century, in J.R. Hale (ed.), Renaissance Venice, Faber and Faber, London,
1974, p. 356.
21 Tracy, Il commercio italiano in territorio ottomano cit., p.450.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)