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284 Salvatore Ciriacono
una sorta di equilibrio nella gestione del potere economico impedì a Ve-
nezia l’affermazione di una sola istituzione, la quale in definitiva sembrò
identificarsi tout court con i destini di Genova .
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Nonostante tutto ciò era nell’ambito di Genova e dei suoi magnati
che prendeva corpo una iniziativa commerciale sulla falsariga di quelle
Compagnie che andavano a svolgere un ruolo fondamentale nel-
l’espansione di questi secoli. A metà ‘600 era istituita in effetti una
«Compagnia delle Indie Orientali» la quale non solo seguiva l’esempio
della, in questi decenni ormai affermata, VOC olandese, ma con essa
stringeva, almeno sotto il profilo commerciale e finanziario, una diretta
alleanza. Tale impresa, iniziata nel 1647, doveva tuttavia concludersi
pochi anni dopo, nel 1650, allorquando giunte le due navi nel porto di
Batavia, la San Giovanni Battista e la San Bernardo, esse venivano
sequestrate dalle autorità olandesi in quanto considerate agenti di una
potenza straniera (una prassi seguita dalla VOC con ogni competitore
che mettesse in pericolo le proprie strategie commerciali, chiaramente
di carattere monopolistico). A nulla valsero le proteste dei finanziatori
genovesi spalleggiati dal governo della città ligure presso Amsterdam.
Di conseguenza le fortune della Compagnia si spensero sul nascere e
nulla, almeno sotto il profilo organizzativo che richiamasse la forma-
zione di una Compagnia commerciale, fu più intrapreso in quei mari,
sebbene Genova avesse auspicato un maggior dinamismo nei com-
merci con l’Oriente, soprattutto con il Giappone .
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Né migliore risultati conosceva l’impresa, del tutto individuale, di
Tommaso Skynner, il quale proponeva alla città di occupare e colo-
nizzare un’isola nell’Oceano Indiano, grazie all’aiuto di un fratello re-
sidente in India così da trarre quei vantaggi e profitti che ormai da
tempo ottengono «i re di Spagna, di Portogallo, di Francia, d’Inghil-
25 G. Felloni (ed.), La Casa di San Giorgio : Il potere del credito, (Atti del Convegno,
Genova, 11-12 novembre 2004), Società ligure di Storia Patria, Genova, 2006 ; Braudel,
Les jeux de l’échange cit., p.465; C. Taviani, «Hanno levato l'amore dal comune e postolo
a San Giorgio». L’immagine del comune e della Casa di San Giorgio di Genova, in Libertà
e dominio. Il sistema politico genovese: le relazioni esterne e il controllo del territorio,
Viella, Roma, 2011, pp.281–304.
26 Sin dagli inizi questi accordi evidenziavano un chiaro ruolo subordinato in quanto
Genova acquistava ad Amsterdam le due navi che avrebbero dovuto solcare i mari
d’Oriente. Cinque finanziatori genovesi avevano investito una somma di 312.000 reali
(G. Pessagno, La grande navigazione olandese al XVII secolo. «La Compagnia delle Indie
Orientali» (1647-1650), «Genova. Rivista Municipale», Anno X, N.8 (1930), pp. 641-647;
D. Presotto, Da Genova alle Indie alla metà del Seicento, in Atti della Società ligure di
storia patria, Nuova Serie, IX, LXXXIII (1969), pp.71-91). Sulle ambizioni genovesi nel
raggiungere i mercati asiatici attraverso le rotte polari cfr. L. Tommaso Belgrado, Opu-
scoli di Benedetto Scotto. Gentiluomo genovese circa un progetto di navigazione per set-
tentrione alla China ed alle Indie Orientali, editi nel principio del secolo XVII, in Atti della
Società ligure di storia patria, V, Fasc. 10 (1869), pp.277-353.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)