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                coinvolti nel processo di trasferimento dei beni della declinante no-
                biltà  – in una fase di instabilità politica, evidenziava l’incerta stra-
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                tegia politica regia mirante a riformare le strutture amministrative e
                l’assetto produttivo, ma sempre per via di compromessi e senza la
                necessaria determinazione.
                   Può essere senz’altro utile comprendere come si giunse a una simile
                risoluzione. Fino alle soglie del XIX secolo vi erano stati dei tentativi di
                esplorazione  del  sottosuolo,  ma  era  mancata  una  continuità  in  tali
                operazioni. Nella ricostruzione di Carlo Gemmellaro, le cui ricerche fu-
                rono seminali per gli studi di geologia nella Sicilia borbonica, le mi-
                niere «non furono esplorate prima del 1720. Sotto Carlo VI Imperatore
                taluni  de  tedeschi  venuti  colla  imperiale  armata,  pratici  di  metalli
                grezzi, riconobbero nei dintorni del distretto di Messina il piombo, il
                rame, l’antimonio e l’argento fra le rocce di quelle montagne. Il governo
                fu indotto da queste scoperte ad imprendere gli scavamenti»; tuttavia,
                «poco dopo le scavazioni furono abbandonate; il governo non ne ri-
                trasse vantaggio. Ma ben lo ricavavano tante persone a quello scopo
                impiegate; ed alla venuta al Trono di re Carlo III Borbone, il cavamento
                delle miniere fu riattivato ed istruzioni generali per l’amministrazione
                di esse furono stampate a 27 novembre 1751» .
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                   Il quadro era però destinato a modificarsi nell’arco di pochi decenni,
                e con esso il ruolo della Corona, interessata a favorire un settore che
                avrebbe potuto garantire alle pubbliche casse ingenti entrate, e che
                per questo motivo rivendicava l’esercizio delle prerogative spettanti e
                la conversione dell’antica modalità di tributo (decima) in una forma di
                contribuzione più consona ai tempi. Se alla fine del ‘700 erano poco
                più di trenta le località in cui erano state aperte delle miniere , al
                                                                               47
                principio del nuovo secolo all’aumento dei permessi fece seguito un
                cospicuo innalzamento della quantità di minerale estratto, «tantoché
                la decima di prodotto, stabilita dalle leggi antiche a pro dello stato,
                prima a quanto pare non regolarmente riscossa forse per l’esiguità del
                prodotto stesso, dopo il 1806 si cominciò ad esigerla con un certo ri-
                gore  per  la  crescente  produzione  del  solfo.  La  qual  cosa,  stante  la


                   45  G. Barone, Dai nobili ai notabili. Note sul sistema politico in Sicilia in età contempo-
                ranea, in F. Benigno, C. Torrisi (a cura di), Élites e potere in Sicilia dal medioevo ad oggi,
                Donzelli, Roma, 1995, pp. 167-175.
                   46  C. Gemmellaro, Sulla vera condizione delle miniere in Sicilia. Rapporto letto nella
                tornata ordinaria del 26 agosto 1841, in Atti dell’Accademia Gioenia di Scienze naturali
                di Catania, Tipografia dei Fratelli Sciuto, Catania, 1842, vol. XVIII, pp. 67-68.
                   47  Mario Gatto puntualizzava che erano 32 le «solfare, o meglio [le] località distinte,
                in  alcune  delle  quali  si  aprirono  contemporaneamente  o  posteriormente  più  escava-
                zioni», M. Gatto, Cenni sulla storia delle solfare di Sicilia, «Annuario della Società dei
                Licenziati della R. Scuola Mineraria di Caltanissetta», II-III (1887-88), pp. 129-158, ora
                in «Archivio Nisseno», 11 (2012), pp. 120-142.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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