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462 Fabrizio La Manna
ricchezze minerarie che si nascondono nell’interno della superficie del
suo fondo non si concilia con nessuno dei criteri di economia e di ci-
viltà che possono informare il sistema di una buona legislazione» .
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Il settore continuò a reggere, al di là delle crisi periodiche, perché
poteva attingere da un ampio bacino di manodopera bracciantile mal
remunerata, su cui invariabilmente venivano scaricati gli effetti della
fluttuazione del prezzo del minerale sui mercati internazionali ; e non
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secondariamente perché la Sicilia si trovava in una situazione di mo-
nopolio senza reali concorrenti, anche se gli sviluppi della chimica co-
minciavano a far intravedere delle alternative. Era già avvenuto per la
soda naturale, fondamentale per la fabbricazione del vetro, che prima
dell’invenzione del metodo Leblanc veniva ottenuta da una pianta
molto diffusa nelle zone costiere della Sicilia . Con straordinaria lun-
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gimiranza Giuseppe de Welz prefigurava lo stesso destino per l’indu-
stria mineraria «se la Sicilia non si occuperà seriamente a migliorare i
suoi zolfi, e ad offrirli a prezzi più miti»:
Dice Humbolt, che in America (nell’America meridionale) vi sono sei, o sette
volcani da dove ben presto quegli abitanti ricaveranno prodigiosa quantità di
zolfi. Avanzati come sono nelle arti, e nelle scienze, e pieni di attività, e di
industria, sapranno come ben purificarlo, e ridurlo ad una qualità che potrà
essere la più ricercata. Non sono panici questi timori, ma fondati nel corso
naturale delle cose, e ne’ calcoli istituiti sugli sforzi che fanno i popoli di ac-
quistar la preferenza nel commercio. Gl’Inglesi, che ne sono per la maggior
parte compratori, abbandoneranno i suoi zolfi alla Sicilia, quando l’America
gli offrirà loro con maggiore utilità 63 .
Quanto paventato si verificò in maniera puntuale nell’arco di pochi
decenni. Il monopolio siciliano sugli zolfi fece sì che le principali po-
tenze economiche si adoperassero al fine di reperire attraverso sistemi
e canali alternativi le materie prime di cui necessitavano le rispettive
60 Ibidem.
61 «A noi rimane l’unica speranza, che alcuni picconieri dell’interno si contentino di
ribassar la man d’opera per non lasciare le lor famigliole, e gli abituri nativi», Riflessioni
d’un proprietario di cave di Sicilia sulle modificazioni del contratto sancito presentate dal
Signor Aimè Taix, Stamperia di M. Vara, Napoli, 1839, p. 23. Cfr. G. Barone, Formazione
e declino di un monopolio naturale. Per una storia sociale delle miniere di zolfo, in S.
Addamo (a cura di), Zolfare di Sicilia, Sellerio, Palermo, 1989, pp. 61-116.
62 «Questa pianta è indigena. I Francesi colla loro soda artificiale ci hanno strappato
un commercio poco fa estesissimo importantissimo; ed ora quasi limitato con Napoli; e
sebbene una tal perdita sia compensata dallo zolfo pure sempre il nostro commercio ne
ha risentito un danno», S. Salafia, Sulla industria della Nazione Siciliana. Discorso eco-
nomico-politico-filosofico, Tipografia e Legatoria Roberti, Palermo, 1839, p. 154.
63 G. de Welz, Saggio su i mezzi da moltiplicare prontamente le ricchezze della Sicilia,
Stamperia di F. Didot, Parigi, 1822, pp. 62-63.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)