Page 200 - pdf intero 52
P. 200
464 Fabrizio La Manna
rescissione dell’accordo con la compagnia, la quale ottenne una cospi-
cua indennizzazione che la salvò dal fallimento e il cui costo fu pagato
interamente dall’erario siciliano .
67
L’episodio confermò, oltre che la strettissima connessione tra inte-
ressi economici e politici nell’area mediterranea , la fragilità del go-
68
verno di Napoli rispetto allo strapotere inglese , ma soprattutto la de-
69
bolezza intrinseca di un settore restio a modernizzarsi, anche per l’in-
capacità dei ceti proprietari di «associar capitali o almeno [di] attender
un qualche equilibrio, una concorrenza, che sono i soli espedienti con-
tro il monopolio» ; quest’ultimo, per estremo paradosso, da più parti
70
invocato alla vigilia dell’accordo proprio per mettere al riparo il mine-
rale estratto dalle fluttuazioni del mercato. Leopoldo Bianchini anche
in questa occasione non mancava di mettere in evidenza i limiti del
ceto proprietario siciliano:
I Siciliani intanto producevano quasi 900.000 quintali l’anno, allorquando
il bisogno del commercio non ne richiedeva che seicentomila a un bel circa,
quindi altro ammasso di produzione che in parte ristagnava ed in altra era
inutile e senza valore, quindi di necessità ribassi e invilimenti nei prezzi. […]
E chi proponeva l’erario acquistasse lo zolfo e lo vendesse, chi l’erario stesso
riunisse presso di se le zolfataie, facesse le spese della produzione e dasse
un’annua mercede a’ proprietari di esse dopo aver venduto lo zolfo; i più mo-
derati erano coloro, che credevano doversi con apposita legge limitare la pro-
duzione e rendere inutile una parte delle zolfataie. In tal frangente e propria-
mente nel 1834 una Compagnia di commercio propose acquistare a se esclu-
sivamente per anni dieci tutto lo zolfo di Sicilia 71 .
67 O. Cancila, Storia dell’industria in Sicilia, Laterza, Roma-Bari, 1995, p. 29 (online:
https://www.storiamediterranea.it/portfolio/storia-dellindustria-in-sicilia/?mode=list).
68 G. Barbera Cardillo, Alla ricerca di una reale indipendenza. I Borboni di Napoli e la
politica dei trattati, Franco Angeli, Milano, 2013; E. Di Rienzo, Il Regno delle Due Sicilie
e le potenze europee 1830-1861, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2012; L. Granozzi, A.
Signorelli (a cura di), Lo sguardo dei consoli. La Sicilia di metà Ottocento nei dispacci
degli agenti francesi, Agorà, La Spezia, 2001.
69 Il punto di vista napoletano, esemplificato da Bianchini, era di tutt’altro tenore:
«La ferma leale e dignitosa condotta del Re delle due Sicilie che si pose in attitudine di
respingere tantosto la forza colla forza, come altresì la spontanea semplice mediazione
del Re dei Francesi fecero cessare ogni querela e controversia», L. Bianchini, Della
scienza del ben vivere sociale e della economia degli Stati, Stamperia di F. Lao, Palermo,
1845, p. 393. Cfr. T. Vittorio, Lo zolfo siciliano del 1838: la guerra che non poteva esserci
tra Inghilterra e Regno di Napoli, saggio introduttivo a M. Amari, Memoria sugli zolfi sici-
liani, a cura di T. Vittorio, Gelka, Palermo, 1990, pp. 11-51.
70 L. Bianchini, Della storia economico-civile di Sicilia cit., vol. II, pp. 258-259.
71 Ivi, p. 259. Per il punto di vista siciliano si veda M. Amari, Memoria sugli zolfi siciliani
cit. Ebbe, inoltre, particolare eco il libello del noto economista Raffaele Busacca, Degli zolfi
e della Compagnia Taix in Sicilia, Stamperia di A. Muratori, Palermo, 1839. «In detto opu-
scolo si mostravano i danni enormi, che da tale inconsulto provvedimento sovrano sareb-
bero provenuti all’isola, nonché la violazione dei sani principi economici […]. In ogni modo
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)