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«Usque ad coelum, usque ad inferos». Dal feudo all’allodio... 465
La convenzione regia non era il risultato di una decisione improv-
visa e intempestiva, bensì l’esito di una serie di pressioni sulla Corona
da parte di alcuni grossi proprietari di miniere, al fine di promuovere
un intervento in grado di garantire i loro cospicui (ma troppo instabili)
interessi. Seppure con un eccesso di faziosità, confermava un simile
scenario Mortillaro: «I proprietarî […] chiedevano un soccorso dalla po-
tenza, e dal sapere del Governo. Taluni stranieri la di cui sorte si era
riunita alla nostra per esser divenuti proprietarî di alcune miniere, lo
dimandavano calorosamente; il Re s’interessava qual buon padre di
famiglia, e penetrato dall’importanza dell’argomento cercava […] di
dare le provvidenze che più utili fossero riuscite al bisogno della na-
zione» . In pratica, era già in atto una sorta di regime monopolistico,
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ma dai caratteri fortemente incerti.
Occorre, infatti, ribadire che una quota rilevante di miniere conti-
nuava a rimanere di proprietà di alcune famiglie dell’aristocrazia sici-
liana , e quelle non concesse in affitto a piccoli imprenditori erano gestite
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da gruppi industriali o uomini d’affari stranieri, i quali, secondo una trita
retorica autoindulgente, «riuniti tra di loro a monopolio dettavan legge
meschinamente ai produttori, [che] davan le miniere in affitto quasi per
baratto» . In tale stato di cose, era inevitabile che alcuni «accorti specu-
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latori stranieri» trovassero la strada spianata per attuare le loro abili stra-
tegie commerciali; così, «giovandosi della concorrenza di que’ che vende-
vano, e più della miseria pubblica, tennero modo come riunire in poche
mani l’incetta del solfo, e impor la legge, e fondare il monopolio dell’oro
straniero sulla povertà siciliana. […] E certo col volgere di pochi anni la
Sicilia avrebbe veduto dileguarsi una ricchezza, la quale invidiata da
prima, […] tornava a danno della stessa terra donde era sorta» .
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Nei decenni successivi si continuò a dibattere sui medesimi temi,
senza tuttavia riuscire a trovare una soluzione condivisa in grado di
il libro del Busacca servì bene alla diplomazia britannica: la protesta ed i cannoni dell’In-
ghilterra fecero il restante … La convenzione con la compagnia Taix fu disdetta!», L. Carpi,
Raffaele Busacca, in Id., Il Risorgimento italiano. Biografie Storico-Politiche d’illustri italiani
contemporanei. Opera illustrata, Vallardi, Milano, 1888, vol. IV, p. 198.
72 F.P. Mortillaro, Saggio Economico-Politico-Statistico cit., pp.12-13.
73 Basta scorrere i nominativi dei proprietari delle miniere che nel 1838 indirizzarono
al sovrano accorate «suppliche» per sollecitarne l’intervento: Stato della produzione de’
Solfi che si fa annualmente da’ Proprietari, sottoscritti nella Supplica umiliata a S. M., in
Ministero e Real Segreteria di Stato degli Affari Interni (5° Ripartimento, 2° Carico), Nota
per la industria de’ solfi, [s.e.] Napoli, 1838, pp. 22-23. Cfr. L. Granozzi, Alcune fonti su
rendita mineraria e intermediazione commerciale nella Sicilia preunitaria, in G. Barone,
C. Torrisi (a cura di), Economia e società nell’area dello zolfo (secoli XIX-XX), Sciascia,
Caltanissetta-Roma, 1989, pp. 43-80.
74 F.P. Mortillaro, Saggio Economico-Politico-Statistico cit., p. 12.
75 Delle Solfatare in Sicilia e de’ nuovi provvedimenti cit., p. 28. Sugli stessi toni anche
il libello anonimo Risposta alle petizioni de’ negozianti inglesi pei zolfi di Sicilia, [s.e.]
Pisa, 1840.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)