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Pietro Pisani e la Real Casa dei Matti (1824-1837) 471
insurrezionale prende servizio come segretario del luogotenente gene-
rale Niccolò Filangeri principe di Cutò (1820).
Tre anni dopo, sotto la nuova luogotenenza del principe di Campo-
franco Antonio Lucchesi Palli, è coinvolto nella vicenda delle metope
del tempio C di Selinunte, ritrovate fortuitamente nella primavera del
1823 dagli architetti William Harris e Samuel Angel , in procinto di
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essere inviate al British Museum. Attraverso un iter burocratico che
fa leva sulle leggi sulle esportazioni delle antichità da poco emanate a
Napoli (con i decreti del 13 e 14 maggio 1822) il Governo riesce a im-
pedirne il trasferimento all'estero . È Campofranco a fare sequestrare
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i reperti dopo la prima campagna di scavi, che vengono consegnati al
Regio Museo dell’Università di Palermo. Qui Pisani si cimenta in
un’operazione di ricomposizione delle figure delle metope, che sono ri-
dotte in frammenti, assistito dal solo Angel a causa della morte per
malaria di Harris. Nel 1823 il barone pubblica un contributo in cui
fornisce, oltre a un’accurata descrizione, la sua audace interpretazione
circa l’origine dei reperti .
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Il 1824 è l’anno in cui gli viene affidato dal nuovo luogotenente ge-
nerale del regno Pietro Ugo marchese delle Favare, presso il cui ufficio
presta servizio come ufficiale capo del ripartimento dell’Interno , un
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ambizioso progetto che mira alla conversione del vecchio Ospizio di
Santa Teresa, situato nel piano dei Porrazzi fuori dalle mura urbane,
12 S. Angell, T. Evans, W. Harris, Sculptured metopes discovered amongst the ruins
of the temples of the ancient city of Selinus in Sicily, by William Harris and Samuel Angell,
in the year 1823, described by Samuel Angell and Thomas Evans, Published for the au-
thors by Priestley and Weale, London, 1823. Sulla vicenda cfr. C. Marconi, Selinunte. Le
metope dell’Heraion, prefazione di S. Settis, Modena, Franco Cosimo Panini Editore,
Modena, 1994, pp. 21 ss. («La storia delle metope in età moderna»). Più recentemente:
C. Paterna, Inglesi in Sicilia nell’800 tra archeologia, arte e cultura, in M. D’Angelo, R.
Lentini, M. Saija (a cura di), Il «decennio inglese» 1806-1815 in Sicilia. Bilancio storiogra-
fico e prospettive di ricerca, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2020, pp. 263-265 («IV. Due
architetti-archeologi inglesi in Sicilia: Harris e Angell»). Dopo la vicenda delle metope
selinuntine si intensificò tra gli intellettuali siciliani un dibattito che condusse nel 1827
alla istituzione di una Commissione di Antichità e Belle Arti della Sicilia.
13 C. Marconi, Introduzione, in G. Lo Iacono, C. Marconi, L’attività della Commissione
di Antichità e Belle Arti in Sicilia, parte I (1827-1835), Quaderni del Museo Archeologico
Nazionale «Antonino Salinas», Supplemento (3), Regione Siciliana – Assessorato dei Beni
Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione, Palermo, 1997, p. 17.
14 P. Pisani, Memoria sulle opere di scultura in Selinunte ultimamente scoperte, F. Abbate,
Palermo, 1823. Il contributo di Pisani è stato ripubblicato nel 1998 a Catania dall’editore
Maimone, con un’introduzione di E. Bonincontro. In quest’opera, che era dedicata al mar-
chese Ugo, Pisani sosteneva tra le altre ipotesi quella dello stile etrusco dei reperti, che faceva
perno sull’argomento della fondazione Sicana della città, in età pre-ellenica.
15 Il marchese Ugo delle Favare nel 1824 chiedeva al Ministero dell’Interno a Napoli
la nomina del suo funzionario come direttore amministrativo dell’Ospizio di Santa Te-
resa (la lettera del 12 luglio 1824 è in Archivio di Stato di Palermo, Fondo Ministero e
Real Segreteria presso il Luogotenente Generale, Interno, fil. 1846).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)