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                struttura e le iniziali abluzioni – come ricorda Pisani – erano accom-
                pagnati al piano superiore e sistemati in una stanza «decentemente
                addobbata»,  dove  avrebbero  ricevuto  un  «particolar  trattamento,  di-
                verso da quello della comunità» . Costoro non avrebbero potuto essere
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                accompagnati nella degenza «da’ loro domestici, e familiari», dal mo-
                mento che nella struttura sarebbero stati messi a loro disposizione
                «dei camerieri, e delle cameriere atti a servirli compiutamente» . Pi-
                                                                              26
                sani  si  distacca  dal  criterio  adottato  nella  clinica  privata  di  Jean-
                Étienne-Dominique Esquirol, sorta nel 1802, che aveva concesso ai
                pochi abbienti che ne costituivano il bacino di utenza di portare i pro-
                pri domestici.
                   Il  lavoro  è  al  centro  del  recupero  –  questo  approccio  prenderà  il
                nome di ergoterapia, o terapia occupazionale – esso è «costante e fati-
                coso», e gli esercizi legati all’agricoltura devono essere preferiti a tutti
                gli altri, «da esperta mano diretti». Nello stabilimento i maschi sono
                impegnati nei «lavori meccanici di ogni sorta», e le donne, «oltre ai la-
                vori del loro sesso», si dedicano al giardinaggio. È esclusa la possibilità
                che i pazzi svolgano «lavori servili» fuori dallo stabilimento, all’interno
                del quale sono previsti dei giochi atti «a proccurare ai pazzi un esercizio
                corporale, come quello della racchetta, della palla, della giostra etc.»,
                svolti ogni domenica, la mattina e il pomeriggio, e durante le feste. I
                familiari non possono incontrare i malati, dal momento che «un corso
                costante di osservazioni ha in effetti dimostrato, che i pazzi non siensi
                giammai ristabiliti in seno delle proprie famiglie, ove di sovente esiste
                la causa della loro follia». Nel descrivere per primo i benefici del lavoro
                manuale Philippe Pinel – il leggendario precursore che nel 1793 aveva
                liberato dalle catene i folli imprigionati nell’ospizio di Bicêtre  («un atto
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                rivoluzionario tra i più umani», così Freud in Charcot)  – aveva mani-
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                festato  alcuni  dubbi  sulle  abitudini  degli  aristocratici;  la  loro  resi-
                stenza al lavoro ne avrebbe infatti vanificato l’efficacia terapeutica, ri-
                schiando  di  impedire  il  pieno  recupero  della  ragione:  «i  nobili,  che



                   25  Ivi, p. 32.
                   26  Ibidem.
                   27  J. Postel, C. Quétel, Nouvelle histoire de la psychiatrie, Dunod, Paris, 1994, pp.
                152-161. Già a partire dall’Ottocento si discusse su chi fosse stato il primo ‘liberatore’
                (C. Livi, Pinel o Chiarugi? Lettera a Brierre de Boismont, «La Nazione», 18, 19, 20 sett.
                1864) e si fece il nome di Vincenzo Chiarugi come l’antesignano della psichiatria fran-
                cese che avviò per primo un approccio umanitario nella cura degli alienati (cfr. P. Guar-
                nieri, La storia della psichiatria. Un secolo di studi in Italia, Olschki, Firenze, 1991, p. 15
                e P.L. Cabras, E. Campanini, D. Lippi, Uno psichiatra prima della psichiatria: Vincenzo
                Chiarugi e il trattato “Della pazzia in genere, e in specie” (1793-1794), Scientific Press,
                Firenze, 1993). Chiarugi è autore del Della pazzia in genere, e in specie. Trattato medico-
                analitico, con una centuria di osservazioni, L. Carlieri, Firenze, 1793-94.
                   28  S. Freud, Charcot, in Id., Opere, vol. 2, Bollati Boringhieri, Torino, 2014, p. 111.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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