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                in una struttura che prenderà il nome di Real Casa dei Matti, decretato
                dal governo nell’agosto del 1825 . Lasciato l’incarico presso l’ufficio di
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                luogotenenza, da cui continuerà comunque a essere stipendiato, nei
                primi mesi dal suo arrivo affronta come ‘direttore amministratore’ una
                situazione difficile legata all’estremo degrado dell’ospizio. Dapprima si
                occupa dello spostamento dei pazienti affetti da altre malattie («si fa-
                cevan con essi insieme convivere gli etici i leprosi e tutti coloro che da
                sozzi morbi eran viziati»), poi dei degenti che giacevano su pagliericci
                in condizioni disumane. ‘Maniaci’, ‘furiosi’, ‘dementi’ e ‘malinconici’ si
                trovavano  insieme,  la  gran  parte  «ignudi»  o  coperti  di  cenci,  come
                scrive nelle sue Istruzioni accolte nel 1824 dal principe ereditario Fran-
                cesco I, che nel 1816 si era fatto carico dell’istituzione a Palermo di un
                ospizio per pazzi sul modello della Casa dei Matti di Aversa, come co-
                municato ai rettori dello Spedale Grande .
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                2. La Real Casa dei Matti

                   Dopo un triennio di assestamento, con la pubblicazione delle Istru-
                zioni pisaniane nel 1827 si delinea il quadro entro cui realizzare com-
                piutamente la riforma dell’ex Noviziato dei Teresiani Scalzi, i cui locali
                del «conventino», staccati dal convento maggiore, su impulso di Ferdi-
                nando e Maria Carolina nel 1802 erano già stati destinati al ricovero
                dei matti, ciò che non aveva però condotto a un miglioramento delle
                loro condizioni («non ostanti le calde premure» della sovrana, «tranne
                il vantaggio di respirare aria più pura» data dall’ubicazione in campa-
                gna, la situazione si rivelava «peggio forse di pria») .
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                   A giudizio di Pisani occorre disporre di più adeguate risorse finanzia-
                rie per sviluppare la ‘terapia morale’, mettere a sistema un delicato equi-
                librio che avrebbe avuto il suo perno nell’azione terapeutica, ma la cui
                efficacia si sarebbe dispiegata pienamente solo con l’ausilio di un pro-
                getto  centrato  su  una  più  funzionale  disposizione  architettonica,  sul
                riassetto gestionale e sull’organizzazione della vita dei malati attraverso


                   16  Il decreto è stato pubblicato nel giornale «La Cerere. Giornale officiale di Palermo»
                (17 ottobre 1825).
                   17  I rettori dello Spedale Grande e Nuovo di Palermo fanno riferimento all’iniziativa
                di Francesco I in una lettera del 6 novembre 1816 (Archivio di Stato di Palermo, Real
                Segreteria, Incartamenti, busta 1592).
                   18  È Pisani a ricordare il filantropismo di Maria Carolina, che aveva fatto trasferire
                qui i matti che soggiornavano all’Ospedale di San Giovanni dei Lebbrosi (Istruzioni per
                la novella Real Casa dei Matti in Palermo, cit., pp. XV-XVI). Cfr. Guida per la Real Casa
                dei Matti di Palermo scritta da un frenetico nella sua convalescenza, cit., p. 8. «Ma, con
                tutte le lodevoli sollecitudini della pietosa Maria Carolina, gli antichi mali perseverarono»
                (B. Serio, Biografia di Pietro Pisani, cit., p. 78).



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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