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                3. La «masnada di sicarj», i «laureati antropofagi». Pisani e la scienza
                medica

                   Nell’introduzione alle Istruzioni pisaniane del 1827 il luogotenente
                generale Ugo delle Favare suggerisce di anteporre al regolamento della
                Casa  una  «breve  istoria  dell’istituto»  sorto  sull’iniziativa  filantropica
                del sovrano. Pisani descrive così le innovazioni introdotte in tempi «da’
                nostri non molto lontani», quando insieme con il progredire della filo-
                sofia e la restituzione alla religione della «sua purità» si erano gettate
                le basi per il miglioramento del «crudo destino dei folli». Pesava sulle
                scelte adottate in passato il criterio secondo cui tale malattia era stata
                «quasi insanabile riputata», opinione che si scontrava coi più recenti
                risultati dell’alienistica, che sulla scorta di un’osservazione che si di-
                panava tra la vita concreta dei pazienti e gli aspetti teorici del tratta-
                mento morale, descriveva la natura reversibile della follia, che era «al
                pari di tante altre malattie curabilissima», quando non derivata «da
                mancamento organico».
                   La prospettiva assunta dall’aristocratico è quella venuta fuori dal
                rigetto della categoria di follia totale – la cui matrice è classica, e che
                sarà recuperata dagli organicisti – la µανία, che nella tradizione si ri-
                solve in una silenziosa irriducibile alterità, inaccessibile poiché nell’ar-
                bitrio del δαίµων e delle divinità , a favore del concetto di delirio par-
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                ziale, che assicura il recupero alla società dell’integrità morale di un
                individuo divenuto soggetto di diritto, su cui l’alienista e il giudice, la
                nuova  scienza  e  il  pensiero  giuridico,  operano  congiuntamente  co-
                struendo un dialogo destinato ad avere fortuna . In questo crinale, su
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                cui convergono le nuove istanze dell’oggettivismo terapeutico e della
                medicina clinica, si assiste a uno smottamento di natura epistemolo-
                gica – soprattutto con il contributo di Esquirol – che rendeva possibile
                la curabilità della follia, quell’«avvenimento cruciale» – com’è stato os-
                servato – «che scandisce la nascita del manicomio e il parallelo costi-
                tuirsi della psichiatria come scienza autonoma» .
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                   In passato, osserva Pisani, alla confusione intorno ai mezzi della cura
                aveva fatto seguito l’utilizzo dei revulsivi nel trattamento della malattia
                mentale, tra i quali si era affermato quello delle violente percosse, «ese-
                crando spediente» finalizzato a eliminare «dal loro cerebro la causa mate-
                riale  della  follia».  Questo  metodo  «infernale  di  bastonare  i  pazzi,  per


                   33  M. Galzigna, Foucault e altre e genealogie, «Alfabeta», n. 10, 1980.
                   34  Id., La malattia morale, cit., p. 33. Cfr. su questo tema M. Gauchet, G. Swain, La
                pratique de l’esprit humain, Gallimard, Paris, 1980, pp. 458 ss.
                   35  M. Galzigna, La malattia morale, cit., p. 130. L’opera di Esquirol, Des maladies
                mentales (Bruxelles, 1838), con la sua lunghissima gestazione, è riconosciuta come il
                più importante contributo sulle malattie mentali della prima metà del XIX secolo.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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