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478 Nicola Cusumano
italiani» si erano illusi con lui, nella «speranza di presentare al mondo il
primo esempio di trattamento razionale degli alienati») . Nel racconto
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dell’alienista francese, che assume toni di autentico apprezzamento per
la Casa palermitana – che nella disposizione di alcuni locali gli ricorda la
Salpêtrière – i limiti dell’esperienza legata alla direzione di Pisani, elogiato
come «benefattore», stanno tutti nel non avere acquisito «tramite studi
specialistici le conoscenze indispensabili per il trattamento dell’uomo ma-
lato». In realtà, la stortura di un’azione terapeutica incardinata sulla
‘compassione’ e la ‘pazienza’ era stata parzialmente rettificata dal lavoro
di Placido Portal, il chirurgo in servizio nella Real Casa dei Matti sin dalla
sua fondazione, che dall’osservazione dei teschi dei deceduti aveva av-
viato nel gabinetto anatomico un solido studio anatomo-patologico, e che
aveva avuto il merito di «ritornare alle sane dottrine», dal momento che
«non si può prescrivere l’impiego esclusivo dei mezzi puramente morali,
così come quello del trattamento meramente fisico», dovendosi necessa-
riamente combinare i due approcci .
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Sullo sfondo del dato storico che dalla seconda metà del XVI secolo
sono soprattutto i luogotenenti di polizia e le disposizioni regie a muo-
vere una sterminata popolazione verso gli istituti di ricovero, agisce la
circostanza che la stessa coscienza medica, se non è inesistente, non
gode però subito di un’autonomia, e penetra con difficoltà nel campo
dell’internamento e nella sua cultura di riferimento; la stessa azione
morale dell’alienista ancora nel primo Ottocento – così Foucault – non
sarebbe per forza collegata a una precisa capacità scientifica, guar-
dando a lui il malato sarebbe portato a situare il potere di guarigione
«nell’esoterismo del suo sapere», prima della nuova palingenesi che nel
volgere di qualche decennio fonderà i duraturi miti positivisti dell’og-
gettivismo scientifico.
Esiste cioè un’area ibrida di contesa, che irrompe con le sue aporie nel
palcoscenico di Pinel, dove c’è un direttore che non è ancora vincolato
all’imperativo di una precisa competenza medica e un dottore che invece
esercita già una sua autorità, e «per la natura de’ suoi studj» e «per l’esten-
sione de’ suoi lumi», tanto che – così nella prima edizione italiana del
Traité pineliano curata dal chirurgo Costantino Vaghi (1830) – quali che
siano i principi generali che regolano la struttura, questi dovrà essere il
«giudice naturale di tutto ciò che in un ospizio di alienati succede» (l’ese-
cuzione delle misure repressive spetta invece al sorvegliante) . Peraltro,
43
41 Ivi, p. 30.
42 Ivi, p. 43.
43 P. Pinel, Trattato medico-filosofico sopra l’alienazione mentale, di Filippo Pinel, prima
versione italiana sulla seconda edizione francese, di Costantino Vaghi, cit., p. 176. Un’altra
prima edizione italiana di Pinel nel 1819 era stata pubblicata a Palermo dal medico Gaetano
Sclafani: P. Pinel, La medicina clinica resa più precisa e più esatta per l'applicazione delle
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)