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                italiani» si erano illusi con lui, nella «speranza di presentare al mondo il
                primo esempio di trattamento razionale degli alienati») . Nel racconto
                                                                     41
                dell’alienista francese, che assume toni di autentico apprezzamento per
                la Casa palermitana – che nella disposizione di alcuni locali gli ricorda la
                Salpêtrière – i limiti dell’esperienza legata alla direzione di Pisani, elogiato
                come «benefattore», stanno tutti nel non avere acquisito «tramite studi
                specialistici le conoscenze indispensabili per il trattamento dell’uomo ma-
                lato».  In  realtà,  la  stortura  di  un’azione  terapeutica  incardinata  sulla
                ‘compassione’ e la ‘pazienza’ era stata parzialmente rettificata dal lavoro
                di Placido Portal, il chirurgo in servizio nella Real Casa dei Matti sin dalla
                sua fondazione, che dall’osservazione dei teschi dei deceduti aveva av-
                viato nel gabinetto anatomico un solido studio anatomo-patologico, e che
                aveva avuto il merito di «ritornare alle sane dottrine», dal momento che
                «non si può prescrivere l’impiego esclusivo dei mezzi puramente morali,
                così come quello del trattamento meramente fisico», dovendosi necessa-
                riamente combinare i due approcci .
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                   Sullo sfondo del dato storico che dalla seconda metà del XVI secolo
                sono soprattutto i luogotenenti di polizia e le disposizioni regie a muo-
                vere una sterminata popolazione verso gli istituti di ricovero, agisce la
                circostanza che la stessa coscienza medica, se non è inesistente, non
                gode però subito di un’autonomia, e penetra con difficoltà nel campo
                dell’internamento e nella sua cultura di riferimento; la stessa azione
                morale dell’alienista ancora nel primo Ottocento – così Foucault – non
                sarebbe per forza collegata a una precisa capacità scientifica, guar-
                dando a lui il malato sarebbe portato a situare il potere di guarigione
                «nell’esoterismo del suo sapere», prima della nuova palingenesi che nel
                volgere di qualche decennio fonderà i duraturi miti positivisti dell’og-
                gettivismo scientifico.
                   Esiste cioè un’area ibrida di contesa, che irrompe con le sue aporie nel
                palcoscenico di Pinel, dove c’è un direttore che non è ancora vincolato
                all’imperativo di una precisa competenza medica e un dottore che invece
                esercita già una sua autorità, e «per la natura de’ suoi studj» e «per l’esten-
                sione de’ suoi lumi», tanto che – così nella prima edizione italiana del
                Traité pineliano curata dal chirurgo Costantino Vaghi (1830) – quali che
                siano i principi generali che regolano la struttura, questi dovrà essere il
                «giudice naturale di tutto ciò che in un ospizio di alienati succede» (l’ese-
                cuzione delle misure repressive spetta invece al sorvegliante) . Peraltro,
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                   41  Ivi, p. 30.
                   42  Ivi, p. 43.
                   43  P. Pinel, Trattato medico-filosofico sopra l’alienazione mentale, di Filippo Pinel, prima
                versione italiana sulla seconda edizione francese, di Costantino Vaghi, cit., p. 176. Un’altra
                prima edizione italiana di Pinel nel 1819 era stata pubblicata a Palermo dal medico Gaetano
                Sclafani: P. Pinel, La medicina clinica resa più precisa e più esatta per l'applicazione delle



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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