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482 Nicola Cusumano
mossi a fare ciò da quel dottissimo assioma, che debbonsi salassare anche coloro,
che sognano semplicemente di cadere. Immaginatevi quanto sia stato opportuno
questo primo rimedio per una povera donna di 77 anni debolissima per l’età, per
lo spavento, e per il gran dolore della frattura. Non mi trovai sventuratamente
presente a questa catastrofe, e quindi non mi potei opporre all’omicidio. Infatti la
povera mia madre è in gran pericolo per il brutale salasso, e non mai per la fra-
zione dell’osso, perché la natura malgrado l’opposizione della mano del chirurgo,
travaglia da se per la pronta unione. Imparatemi di grazia a liberarmi dai costanti
e giurati nemici della mia innocente famiglia 56 .
Il ventisei febbraio ritorna di nuovo sul tema della «masnada boe-
raviana» e sulla «micidiale professione»:
La povera mia madre malgrado la sua avanzata età si batte coraggiosa-
mente col suo male con i medici e con la severa stagione. Tante forze riunite
contro di lei mi han fatto temere di una vita preziosa: ma grazie alla sua ottima
costituzione, che i medici non han saputo destrurre, spero, ch’essa in fine
possa recuperare in parte la sua primiera salute, e burlarsi dei medici, e della
medicina tutta. Il suo miglioramento è avvenuto in fatti da che si è ostinata a
non prendere ogni sorta di beveraggio. Io l’ho confermata nella saggia risolu-
zione ad onta di tutto il mondo, ed il male si allontana di giorno in giorno. Son
sicuro che i medici per il decoro della loro micidiale professione amerebbero
meglio, che mia madre morisse secondo i precetti e le regole dell’arte, che ac-
quistasse la salute senza medicamenti. Ho giurato di perseguitare questi do-
mini diretti dei cimiterj e delle sepolture sino all’ultimo fiato, e sarò il vendica-
tore dell’anime Sante passate nel purgatorio per opera di questi laureati antro-
pofagi. Mi è stato riferito che giorni sono due dei più distinti della masnada
boeraviana si occupano seriamente della mia persona nella libreria del nostro
Abate, e conchiusero collegialmente che la mia testa è disposta alla follia: il
mio petto alla polmonia: il mio stomaco all’idropisia. Io ho procurato, di sor-
prendere questi due buffoni nello stesso luogo per vendicarmene pubblica-
mente, e mi lusingo di riuscirvi: ma finora non mi è accaduto di combinarli 57 .
Un altro curioso episodio è legato al dipinto Il tragitto per gli Elisj
dall’ombra, sul trapasso del figlio Antonino, commissionato da Pisani
al vedutista milanese Paolo Caccianiga, che avrebbe visto pure la col-
laborazione di un altro artista per le figure di due medici che «spaccia-
rono» il giovane «nell’ultima infermità» (così Gallo nei suoi manoscritti,
che ricordava come nello stesso dipinto vi fosse raffigurato un Caronte
impegnato a battere i dottori, «bizarro e vendicativo pensiero suggerito
al pittore dal barone Pisani») .
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56 Ivi, lettera del 23 febbraio 1818.
57 Ivi, lettera del 26 febbraio 1818. Il corsivo è mio.
58 C. Pastena (a cura di), I manoscritti di Agostino Gallo, Regione siciliana, Assesso-
rato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Palermo, 2014, p. 159.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)