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Pietro Pisani e la Real Casa dei Matti (1824-1837) 483
L’avversione di Pisani ai purgativi, l’ostilità al salasso e ai tratta-
menti violenti fanno pensare a un rifiuto dell’interpretazione somatica
della malattia, secondo cui essa era curabile in quanto ‘organica’, dun-
que da aggredire attraverso quel duro campionario di misure atte a
ristabilire una ‘distensione’ nel corpo del paziente. Di contro, il largo
favore per l’utilizzo dell’oppio, che nel Settecento assume il ruolo di
farmaco dall’efficacia universale – una sua oscura comunicazione con
la natura finisce per marginalizzare la farmacopea tradizionale ,
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quell’«insulsa sterilità della pompa farmaceutica», come aveva asserito
Pinel – ma pure la scarsa attenzione per lo studio anatomico e il
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quadro nosologico, soprattutto il continuo e sprezzante richiamo alla
medicina di Herman Boheerave e alla scuola di Leida, lasciano aperta
l’ipotesi che sull’aristocratico palermitano vi fosse stata l’influenza del
magistero medico di John Brown, lo scozzese che nella seconda metà
del XVIII secolo aveva incarnato l’alternativa più radicale alla pratica
medica tradizionale. Il suo sistema, che da Edimburgo si era irradiato
in tutto il continente per giungere anche nell’isola, dove aveva creato
le premesse per un infuocato dibattito tra sostenitori e detrattori – tra
gli antibrownisti il catanese Salvatore Fallica additava l’utilizzo scrite-
riato dell’oppio come «più pericoloso di tutte le bevande spiritose» –,
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insisteva sul concetto di «eccitabilità» e sulla necessità dell’adozione di
sostanze in grado di agire dall’esterno secondo il principio della «sti-
molazione», che relegava nel passato la prassi della «sottrazione» al
corpo malato, tutta incistita sulla flebotomia e sui purgativi.
È presumibile che il nichilismo terapeutico, l’ostilità per ogni «in-
sano ricettario» e verso Boeerhave negli anni si rafforzassero in Pisani
con l’esperienza della Casa dei Matti. Proprio il medico olandese era
all’origine dell’elaborazione di un modello di pazzia che aveva riflettuto
rigidamente il quadro cartesiano e sviluppato l’interpretazione della
malattia psichica in direzione organicista (radici biologiche, ma anche
comportamentali, erano state per lui all’origine dell’«alterazione me-
lanconica»). Fiero oppositore della dottrina brownista e della sua pre-
tesa di ergere la nuova clinica sull’esempio del metodo newtoniano è
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fuori di dubbio il poeta Giovanni Meli, amico e assiduo frequentatore
59 M. Foucault, Storia della follia nell’età classica, Rizzoli, Milano, 1981 (ediz. orig.
1961), p. 246.
60 Così il curatore Costantino Vaghi (P. Pinel, Trattato medico-filosofico sopra l’alie-
nazione mentale, di Filippo Pinel, prima versione italiana sulla seconda edizione francese,
di Costantino Vaghi, cit., p. 18).
61 Cfr. E. Frasca, L’eco di Brown. Teorie mediche e prassi politiche (secoli XVIII-XIX),
Carocci, Roma, 2014, in part. pp. 45-97.
62 G. Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia. Dalla peste europea
alla Guerra mondiale (1348-1918), Laterza, Roma-Bari, 1987, pp. 304-308.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)