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Pietro Pisani e la Real Casa dei Matti (1824-1837) 489
Lealismo che non sarà trasmesso al figlio Casimiro Pisani, liberale tra
i protagonisti del Quarantotto, pesantemente coinvolto nelle rivolte an-
tiborboniche e successivamente nel gruppo dirigente garibaldino, a
lungo sorvegliato dalla polizia .
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Pisani moriva nella Casa dei Matti il sei luglio 1837, a causa del
colera, «trasportato nel carro comune dei colerosi e seppellito nella
fossa comune»; assieme a lui, raggiunti dall’epidemia, se ne andavano
l’amico Domenico Scinà e l’economista termitano Niccolò Palmieri .
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Agostino Gallo, rientrato a Palermo da Napoli nel 1819 per prestare
anch’egli servizio presso la Luogotenenza, nelle sue memorie degli anni
cinquanta ricorderà Pisani con uno sconcertante ritratto. Colui che gli
era stato amico e interlocutore privilegiato viene descritto come un
«uomo di spirito, di mediocre cultura, avidissimo di gloria e invido
dell’altrui, d’umore incostante», in fondo «inetto a ben guidare un Di-
partimento». La direzione, affidatagli dal «potentissimo luogotenente»
Ugo delle Favare – che di Pisani, ricorda Gallo, era stato a lungo il
protettore – aveva comportato «immense somme» destinate al nuovo
progetto della Casa, che erano state «onestamente spese dal Pisano» e
avevano contribuito a costruirne la notorietà oltre i confini del regno:
disordine e dei misfatti commessi, ed in particolar modo vengono segnalati i seguenti im-
piegati (nel fascicolo si fa riferimento a soggetti estranei alla «comitiva dei rivoluzionari»,
tra cui Michele Amari e il barone Pietro Pisani, «direttore del manicomio»). Cfr. pure fil.
47, doc. 876, Sull’indecente ed impropria condotta tenuta dai fratelli Don Giuseppe e Don
Paolo Daniele verso il barone Pisani Ufficiale Capo di Ripartimento della Real Segreteria.
78 Casimiro Pisani partecipò alle cospirazioni antiborboniche e come membro del
Parlamento fu tra i 32 che elessero la decadenza della dinastia borbonica. Il 28 maggio
1860 fondò un comitato patriottico e fece poi parte del breve governo dittatoriale gari-
baldino che sostituì il regime borbonico, nato il 2 giugno 1860, come segretario di stato
per gli affari esteri ed il commercio (Francesco Crispi era al Ministero dell’Interno), prima
di dimettersi a causa della resistenza incontrata dal progetto di immediata annessione
al Piemonte. Fu poi consigliere della luogotenenza del re, sino a quando, nel giugno del
1861, eletto al Parlamento del Regno d’Italia, lasciava la Sicilia (cfr. I 450 Deputati del
presente e i Deputati dell’avvenire, per una Società di egregi uomini politici, letterati e
giornalisti, diretta da Cletto Arrighi, Tipografia degli Autori-Editori, Milano, 1865, vol. IV,
pp. 39-40). Su di lui sono custoditi alcuni materiali archivistici in Archivio di Stato di
Palermo, sez. Gancia, «Ministero e Real Segreteria di Stato presso il Luogotenente Ge-
nerale», filza 33, doc. 1315, 17 novembre 1823, Per continuarsi le indagini onde accertare
se sia veramente avvenuto un duello in Palermo tra il Comandante della Piazza austriaco
ed uno dei figli del barone Pisani. Giuseppe La Farina, che nella corrispondenza con
Cavour descriveva il gruppo dirigente garibaldino come incapace, ricordava in partico-
lare monsignor Ugdulena e Casimiro Pisani che, seppur galantuomini, si erano «chiariti
inetti» (F. Benigno, La mala setta. Alle origini di mafia e camorra 1859-1878, Einaudi,
Torino, 2015, p. 24).
79 A. Linares, Biografie e ritratti d’illustri siciliani morti nel cholera l’anno 1837, cit.,
p. 138.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)