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J.  M.  Escribano-Páez,  Juan  Rena   senza  di  un  eterogeneo  panorama
                    and the Frontiers of Spanish Empire,   sociale (mercanti, agenti diplomatici,
                    1500-1540,  New  York,  Routledge,   soldati  e  ufficiali  dell’esercito)  che
                    2020, pp. 248                       collaborò intensamente con i mem-
                                                        bri dell’élite di palazzo per costruire
                       Nel   contemporaneo   dibattito   l’Impero.  In  contrasto  con  gli  studi
                    sulle costruzioni imperiali e i suoi li-  che  hanno  descritto  la  formazione
                    miti,  Miguel  Escribano-Páez  sceglie   delle entità politiche della prima età
                    di  narrare  il  processo  di  consolida-  moderna come un processo che partì
                    mento  dell’Impero  ispano  gettando   dal centro e che si spinse lentamente
                    nuova  luce  su  soggetti  e  spazi  a   verso quei territori soggiogati con la
                    lungo  nascosti  da  ricerche  che   forza  delle  armi,  l’autore  segnala
                    hanno prediletto la più classica sto-  come  la  configurazione  dell’Impero
                    ria  politico-istituzionale.  Infatti,  il   ispano in realtà prese il via in ma-
                    suo  libro  ricostruisce  una  rete  ine-  niera simultanea e congiunta grazie
                    dita  di  attori  vincolati  al  servizio   a una dialettica continua tra il cuore
                    dell’Impero  ispano  preferendo  ai   dell’amministrazione  imperiale  e  le
                    grandi teatri della politica le aree di   sue aree di frontiera. Dall’altro lato,
                    frontiera.                          nel  riprendere  il  recente  filone  dei
                       Questo sguardo rivolto dal basso   frontier  and  border  studies,  Escri-
                    verso l’alto, che richiama agli addetti   bano-Páez  avverte  che  il  suo  libro
                    ai lavori l’esperienza della microsto-  non vuole offrire una panoramica sui
                    ria italiana, non vuole però marcare   confini  dell’Impero,  ma  solamente
                    una  rottura  netta  con  il  passato,   utilizzare  la  frontiera,  intesa  come
                    semmai rappresentarne una sorte di   un laboratorio di dialogo e conflitto e
                    revisione critica. L’autore, al fine di   non  come  mera  linea  di  demarca-
                    tessere  la  sua  narrazione,  intreccia   zione,  per  far  notare  come  questo
                    in maniera elegante i fili di due tra-  spazio  fosse  caratterizzato  da  una
                    dizioni  storiografiche  differenti.  Da   «vivace  cultura  politica»  definita  da
                    un lato, si serve della fibra del dibat-  pratiche e norme in continua riela-
                    tito in auge tra gli studiosi dell’Im-  borazione (p. 13).
                    pero  ispano  rispetto  alla  questione   Nell’intelaiatura del libro, quindi,
                    centro-periferia oramai giunta al ca-  queste due prospettive storiografiche
                    pitolo del policentrismo. Escribano-  vengono a convergere. La vicenda di
                    Páez cerca di superare questa impas-  cui si serve Escribano-Páez per nar-
                    se rilevando come le frontiere siano   rare quella che definisce una «storia
                    spazi  cruciali  per  osservare  la  pre-  interconnessa della costruzione del-


                                                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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