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                in cui la presenza veneziana si confrontava con altri competitori dive-
                niva fondamentale a Cipro , nel settore adriatico meridionale, nelle
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                Isole Ionie. La conquista della Morea da parte veneziana a seguito della
                pace  di  Carlowitz  nel  1699  comportò  per  paradosso  un  incremento
                nella penisola della presenza di commercianti francesi, inglesi, geno-
                vesi oltre che di greci soggetti dell’impero turco e degli stessi commer-
                cianti turchi  .
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                   Vero è che talvolta l’intreccio nel mondo degli affari e soprattutto le
                strategie che accomunavano questo mondo articolato sembravano vo-
                ler superare il tradizionale aspetto istituzionale e rappresentativo. Leg-
                gerei in questo modo la richiesta dei sudditi turchi che operavano nella
                Corfù veneziana di essere liberi nelle loro transazioni commerciali e di
                non dipendere da un consolato appositamente istituito nell’isola per i
                sudditi turchi al fine di controllare il traffico che essi vi svolgevano.
                Non si doveva cioè stravolgere, si sottolineava, la consuetudine che le
                nazioni straniere avessero un loro proprio consolato e non dipendere
                da un’autorità esterna alla loro comunità .
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                   Ciò nonostante i consolati agli occhi di molti commercianti conti-
                nuavano a costituire un punto di raccordo tradizionale a difesa del
                gruppo minoritario stesso, fosse esso quello greco o turco, ebraico o
                armeno, seppure nelle alterne giurisdizioni legate alle vicende politi-
                che-belliche.
                    Era questo dunque il quadro che la Repubblica rappresentava in
                questi decenni, dove Ebrei potevano essere presenti a Costantinopoli
                (e lo erano da tempo, godendo di quel diritto di cittadinanza negato
                loro dall’Inquisizione cattolica che li aveva indotti a riparare nell’Im-
                pero ottomano  ) mentre commercianti turchi erano attivi nelle isole
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                Mediterranean Studies», vol.12, n..2, 2002, pp.411-433; M. Fusaro, Les Anglais et les
                Grecs. Un réseau de coopération commerciale en Méditerranée vénitienne, «Annales. His-
                toire, Sciences sociales», vol. 3 (2003), pp. 605-625; Eadem, Cooperating mercantile net-
                works in the early modern Mediterranean, «Economic History Review», 65, n.2, 2011,
                pp.701-718.
                   43  Nel 1724 si segnalava che ormai entravano nel porto più navi da Marsiglia e Li-
                vorno che da Venezia (V Savi, Prima serie, b. 647, Scrittura del 16 giugno 1724). L’in-
                cremento delle spese di rappresentanza, superiori alle entrate, convinse le autorità a
                chiudere nel 1724 il consolato nell’isola (V Savi, Seconda serie, b.27, Console veneto in
                Cipro, Parte 7, 4 maggio 1724 e copia del Decreto del Senato 18 gennaio 1724).
                   44  V Savi, Seconda serie, b.44, Fasc. n.196, Relazioni dei Savi 25 agosto 1700 e 9
                giugno 1705.
                   45  V Savi, Seconda serie, b.44, Memoria mercantile n.28, Scrittura dei Savi 7 aprile
                1721.
                   46  H. Inalcik, The Ottoman State: Economy and Society, 1300-1600, in An Economy
                and Social History of the Ottoman Empire, 1300-1914, Cambridge University Press, Cam-
                bridge, 1994, pp.212-213. Cfr. ora anche Jews and the Mediterranean (M.B. Lehmann
                and J.M. Marglin eds.), Indiana University Press, Bloomington, 2020.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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